2013-08-11 20:01:28

Primarie in Argentina. Importante test elettorale


Oltre 30 milioni di elettori argentini alle urne per le elezioni primarie, le seconde nella storia politica del paese, in vista delle parlamentari del prossimo ottobre. Il voto costituisce un test cruciale anche per le presidenziali del 2015 e per il governo di Cristina e Kirchner. Per la prima volta votano i sedicenni. Il servizio da Buenos Aires di Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

Primarie aperte in Argentina per la seconda volta nella storia política del paese. Oltre 30 milioni gli elettori chiamati alle urne per scegliere i candidati dei diversi partiti in vista della parlamentari di ottobre. Molti le definiscono un grande sondaggio, non solo per il prossimo appuntamento ma per le presidenziali del 2015. La posta in gioco è alta per il governo di Cristina Kirchner. E per un modelo economico e sociale che ha consentito il paese di uscire dalla gravissima crisi del 2002. Ma che deve ancora passare l’esame in molti settori. Inflazione, criminalità e corruzione son alcuni dei punti deboli sui quali battono gli oppositori per recuperare il terreno perduto nel 2010, quando l’attuale presidente ha ottenuto la rielezione con il 54% del voti. La partita chiave si gioca all’interno del peronismo nella provincia di Buenos Aires. E’ il più grande stato argentino con quasi il 40% degli elettori. I sondaggi parlano di pareggio tecnico tra il candidato del governo e un pericoloso rivale emerso dalla sue stesse fila. E’ l’ex capo del gabinetto Sergio Massa che ha lanciato un “Fronte rinnovatore” per puntare alle presidenziali. “Dobbiamo salvare ciò che ha fatto di buono questo governo e correggere gli errori”, è il suo slogan. Nella capitale e in altre importanti cittá del paese si prevede che il malaconteno si fará sentire con una certa forza. “La política non deve restare chiusa in un gioco di potere, non bisogna dimenticare i principi e le idee che esprimono una visione dell’uomo, del mondo e della societá”, si legge in un comunicato del presidente della Conferenza episcopale argentina, monsignor José Maria Arancedo.







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