2013-08-11 08:42:37

Elezioni presidenziali in Mali: favorito Keita, già presidente dell'Assemblea Nazionale


In Mali è giornata di ballottaggio per la scelta del prossimo presidente. Si contendono la più alta carica dello Stato Ibrahim Boubacar Keita e Soumaila Cissé. Favorito il primo, 68 anni, già presidente dell’Assemblea Nazionale, anche se Cissé, ex ministro delle Finanze, si dice sicuro della vittoria, pur partendo da un minor consenso popolare nel primo turno. Sullo sfondo di questo voto le reciproche accuse di brogli e il recente conflitto scatenato al Nord dai tuareg e da gruppi fondamentalisti. Per un’analisi del voto, Giancarlo La Vella ha sentito Angelo Inzoli, giornalista esperto di Africa:RealAudioMP3

R. – Chiaramente sono due candidati molto diversi: Cissé è un uomo del Nord, ma è anche un uomo che è stato poco presente nella sua ultima vita politica. È stato più un uomo di “apparato” anche se forse rappresentava una novità. Probabilmente non ha quel carisma che invece sembrerebbe avere Boubacar Keita, il quale probabilmente è riuscito a coinvolgere e a recuperare tutti quelli che sono stati impegnati a risolvere la crisi militare che ha sconvolto il Paese nell’ultimo periodo.

D. – Tra le sfide che il vincitore dovrà affrontare c’è quella di dialogare con quelle forze che hanno scatenato gli ultimi rivolgimenti avvenuti nel Paese…

R. – Certamente. Il primo problema è ritrovare un minimo di ordine, perché questi Paesi restano legati ad un’agricoltura di sussistenza che viene “sfigurata” quando ci sono queste instabilità politiche. Poi bisognerà recuperare un dialogo anche con i tuareg del Nord e la loro realtà. Penso che entrambi i candidati hanno questa capacità.

D. – Tra le emergenze c’è anche il far fronte ad una possibile islamizzazione che frange fondamentaliste stanno tentando nei confronti del Mali?

R. – E’ il punto interrogativo di tutta la regione. La mia impressione resta sempre quella che queste frange molto radicali non godano di un reale appoggio da parte delle popolazione. Tutto starà nella capacità di dare una risposta ad un’esigenza di maggiore autonomia; c’è soprattutto un problema della risposta e di una maggiore gestione anche del Nord del Paese. Delle soluzioni ci sono.

D. – Con quale spirito la comunità internazionale guarda a questo ballottaggio?

R. – C’è molta preoccupazione. La comunità internazionale - soprattutto la Francia - tifa per un buon risultato sperando che tutto vada bene, ma anche consapevole che comunque una soluzione di queste crisi rimane sempre ed unicamente nel contesto interno; considerando che buona parte del Paese è comunque fuori da un controllo statale. C’è molta speranza che questa stabilità politica possa creare delle condizioni per superare una situazione di turbamento, perché si teme che la zona subsahariana diventi in qualche modo un nuovo Afghanistan.







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