Femminicidio: inasprite le pene per la violenza contro le donne, il commento di Maria
Grazia Scacchetti
Il decreto sul femminicidio, varato durante l'ultimo Consiglio dei ministri prima
della pausa estiva, approderà a Montecitorio il 20 o il 21 agosto. E' quanto si apprende
da fonti della Camera. Intanto c’è chi parla di un provvedimento demagogico, chi invece
di un testo concreto ed efficace. Per gli addetti ai lavori si tratta invece di un
primo importante passo, seppur con luci e ombre. Francesca Sabatinelli ha intervistato
Maria Grazia Scacchetti, avvocato, professore associato di Diritto Romano e
tra le curatrici del volume ‘Stalking e violenza alle donne’:
R. – Sicuramente
la possibilità per le forze dell’ordine – che intervengono nel momento della flagranza
del reato – di arrestare l’autore della violenza, direi che è il segnale più forte
per l’autore stesso, che il giorno dopo non potrà più far finta di niente, perché
si troverà in carcere e non potrà dire che nulla è successo in casa. Così, allo stesso
tempo, la donna che subisce una violenza si vedrà liberata dalla presenza dell’autore
di questa violenza. L’altro punto importante è quello dell’aumento della pena, proprio
quando, nella fattispecie, si tratta di violenza perpetrata ai danni di una moglie,
di una moglie separata o di una compagna, convivente o ex convivente. Qui si va a
toccare proprio il cuore del fenomeno, perché sappiamo che si tratta di un tipo di
reato che avviene proprio all’interno del legame e, ancora più spesso, del legame
sciolto tra un uomo e una donna.
D. – Si fa i conti anche con la paura delle
donne di denunciare: per la vergogna, perché spesso si tratta di persone a loro vicine;
per la paura di non essere credute, e quindi per la paura dello stigma, spesso la
donna vittima di violenza alla fine attira su di sé, a vario titolo, delle critiche.
Questo decreto legge in che modo può finalmente aiutare a uscire da tutto questo?
R.
– A mio giudizio, questa è proprio la parte lacunosa del provvedimento normativo ed
è anche la stessa obiezione che venne fatta alla prima legge, che ha introdotto in
Italia il reato di maltrattamento in famiglia – con modifiche sia al codice civile
che al codice penale –, così pure alla legge sullo stalking. Forse è assolutamente
indispensabile prevedere anche iniziative di tipo culturale - nelle scuole, nelle
famiglie, nei vari centri di aggregazione - per aiutare ad invertire la cultura, purtroppo
ancora dominante, che vede la donna come un soggetto che in qualche modo deve subire
il potere, anche eventualmente violento, del marito. Quindi, occorre aiutare a diffondere
una cultura che stigmatizzi non la donna che subisce la violenza, ma l’autore della
violenza. Sono già stati fatti passi avanti, perché prima, nell’ipotesi di violenza,
era sempre la donna che era costretta a decidere di uscire di casa se voleva interrompere
questo circolo vizioso. Invece, già con il primo provvedimento che ha introdotto il
reato di maltrattamento in famiglia, e ancor più con questo decreto contro il femminicidio,
è prevista la possibilità dell’arresto in flagranza di reato così come la possibilità
di allontanare immediatamente l’autore della violenza in famiglia dall’ambiente familiare.
E’ un segnale anche per tutta la rete amicale e sociale che circonda la coppia, nella
quale si verifica questa relazione malata, perché in fondo si tratta di relazioni
malate. Le donne si vergognano ma, ancor più grave, spesso non hanno una percezione
corretta della violenza che subiscono: non comprendono che si tratta di un reato.
D.
– Il discorso d’origine è sempre poi uno: questo tipo di violenza si deve prevenire
e se ne devono prevenire le cause...
R. – Uno dei modi è quello di intervenire
in modo massiccio sulla formazione culturale, educativa e sentimentale dei bambini
fin dall’età scolastica, perché vediamo che purtroppo la violenza, seppure in forme
diverse, si sta diffondendo anche nelle scuole. A questo compito sono chiamati i genitori,
ma subito dopo gli insegnanti.
D. – Ma non c’è rischio che con la lentezza
della giustizia in Italia s’incastri anche questo decreto?
R. – Oltre alla
possibilità di arrestare il colpevole in flagranza di reato, questo decreto prevede
la possibilità di assegnare a queste procedure delle corsie preferenziali. Certo,
forse si poteva fare ancora di più, ogni legge è perfettibile. Mi sembra, però, che
si sia già in una buona direzione. Un altro elemento che vorrei sottolineare è che
spesso questi episodi violenti avvengono in presenza dei bambini e questo fatto, di
per sé, non era stato finora considerato come un reato a se stante, anche se si tratta
di una gravissima lesione al bene dell’integrità psicologica del minore, e non aveva
una rilevanza sotto il profilo procedurale. Da oggi, attraverso questo decreto, si
è data a questa caratteristica della presenza del minore l’efficacia di far aumentare
la pena addirittura della misura di un terzo. Si va, quindi, verso la strada di considerare
come vittime della violenza in famiglia direttamente anche i minori.