"Decreto femminicidio": passo importante su una strada ancora lunga
Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa, Seconda Università di Napoli
- Associazione Differenza donna Il decreto
legge sul femminicidio appena approvato dall'esecutivo non è il primo passo, né speriamo
l'ultimo, intrapreso in Italia per contrastare il fenomeno dilagante della violenza
contro le donne. Queste normative permetteranno interventi più puntali, sistematici
e tempestivi a tutela delle donne. E' importante, ad esempio, aver stabilito
l'impossibilità di ritirare la querela da parte delle vittime di violenza sessuale,
poiché queste spesso erano indotte a farlo sotto pressione di minacce. Ma questi
12 nuovi articoli, di taglio solo repressivo, restano fini a se stessi se non sono
inseriti in uno sforzo culturale più ampio per affermare che la violenza sulle donne
è una 'violenza di genere' e ha le sue radici in una discriminazione strutturale rivolta
contro le donne in quanto tali. E' dunque un passo in avanti, perché dice alla
società civile che sono reati gravissimi che vanno repressi tempestivamente. Ma serve
anche sostenere i centri anti-violenza e i centri di assistenza alle vittime, spesso
lasciate sole, prive di una tutela a 360%. Lascia perplessi che il decreto sia a 'costo
zero', perché la violenza ha un costo anche per la società. E' anche vero però
che molte critiche dirette a questo tipo di provvedimenti legislativi rivelano un
sottofondo culturale misogeno che, anche in Italia, fatica ancora ad accettare la
parità dei generi. (A cura di Fabio Colagrande)