Sri Lanka. Militari attaccano manifestanti fuggiti in una chiesa, vittime
È stata repressa nel sangue dall’esercito la protesta pacifica che da una settimana
stavano portando avanti gli abitanti dell’area di Weliwriya, nello Sri Lanka, per
chiedere acqua potabile e la fine dell’inquinamento ambientale, dovuto anche alla
presenza di una fabbrica tessile che inquina i corsi d’acqua. Il bilancio finale è
di tre morti e 45 feriti. Secondo le testimonianze raccolte da AsiaNews, il primo
agosto scorso i militari avrebbero inseguito i manifestanti fin dentro la chiesa di
Sant’Antonio, dove stavano cercando rifugio, e al vicino convento del Buon Pastore,
arrivando perfino a puntare un mitra contro la madre superiora, suor Kanthi, che ricorda
così quei momenti: “Urlavano dalla paura e dal dolore mentre i soldati continuavano
a picchiarli – racconta – non abbiamo mai visto cose del genere, sembrava una piccola
guerra, non so più quanti rosari abbiamo recitato per cercare di far fermare quella
tragica notte”. Anche il parroco di sant’Antonio la rievoca con orrore: “Condanniamo
con forza tutte queste uccisioni e questi assalti compiuti da uomini contro altri
uomini – ha detto – in particolare fa effetto che siano stati braccati fin dentro
la chiesa, dove cercavano rifugio. Dio ha dato a tutti gli esseri umani la stessa
vita”. Secondo le prime ricostruzioni, i soldati avrebbero iniziato a sparare ad altezza
uomo per fermare le proteste e dentro la chiesa hanno continuato a sparare contro
il muro in segno d’intimidazione: tra gli assalitori c’erano anche poliziotti e la
task force speciale creata dal governo e di stanza nel nord del Paese durante la guerra
contro i ribelli tamil. Una netta condanna all'attacco è venuta anche dalla Chiesa
locale, attraverso il presidente dei vescovi e arcivescovo di Colombo, cardinale Malcom
Ranjith, che ha partecipato ai funerali di una delle vittime: "Bisogna sempre preservare
la santità dei luoghi sacri di qualsiasi religione e rispettare le persone che vi
entrano in cerca di protezione - ha detto annunciando anche risarcimenti per le vittime
- chiediamo che i colpevoli siano puniti". (R.B.)