I vescovi del Libano: subito un governo per far fronte all'instabilità e all'accoglienza
dei profughi
Il Libano, a stretto contatto con la crisi siriana, vive un momento di forte instabilità
interna, alla quale si deve far fronte superando lo stallo istituzionale con la formazione
di un governo. Lo affermano in un documento i vescovi maroniti a conclusione di un
incontro presieduto dal card. Bechara Raï. Si auspica anche il controllo della circolazione
delle armi e la fine degli attacchi ai danni dell’esercito. Infine, i vescovi parlano
del dovere umanitario nazionale di accoglienza nei confronti degli sfollati sia siriani,
che palestinesi, il cui numero supera di gran lunga il milione a fronte di una popolazione
di quattro milioni di abitanti. Della situazione libanese Giancarlo La Vella
ha parlato con Camille Eid, esperto di Medio Oriente del quotidiano Avvenire:
R. – In Libano,
il premier incaricato, Tammam Salam, fatica a formare il governo. Adesso ci sono nuove
speranze di formare un governo neutrale, pur sapendo che trovare persone neutrali
in Libano è una missione difficile. Sembra che le grandi potenze vogliano congelare
la situazione libanese, in attesa di capire l’andamento della guerra in Siria. Questo
non giova sicuramente alla vita politica libanese, soprattutto quando poi, in più,
ci sono incidenti che coinvolgono l’esercito o le forze di sicurezza.
D. –
Questa fase di stallo istituzionale che sta vivendo il Libano, com’è condizionata
dalla crisi siriana?
R. – E’ condizionata dal coinvolgimento delle parti libanesi
nel conflitto. Se inizialmente si poteva parlare di una simpatia per gli oppositori
o le forze del regime siriano, adesso invece si parla di un coinvolgimento proprio
fisico, militare. Sappiamo che Hezbollah ha messo il suo coinvolgimento nella battaglia
di Qusair, attualmente, di Homs e di Aleppo, al fianco delle forze del’Esercito siriano,
e accusa chiaramente i suoi rivali politici di sostenere finanziariamente, quando
non militarmente, i gruppi dell’opposizione siriana. Abbiamo, quindi, un coinvolgimento
che rischia di passare all’interno del confine libanese. Per questo i vescovi maroniti
lamentano che il Libano non può, a distanza di pochi anni, rivivere un clima di guerra.
D.
– I vescovi pongono l’accento sulla presenza degli sfollati siriani, ma ancor prima
di quelli palestinesi, e auspicano che si rispetti questo dovere umanitario nazionale...
R.
– Chiaramente, ponendo comunque l’accento sul rispetto della giustizia, perché sappiamo
che con la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi, la questione dei rifugiati
palestinesi è posta tra le questioni importanti da risolvere, e sappiamo che ci saranno
dei compromessi. Se questo compromesso sottintende l’obbligo per il Libano di mantenere
da 300 a 400 mila palestinesi sui suoi territori, allora sappiamo che il Libano sarà
forzato ad accettare una cosa, che non gradisce affatto.