2013-08-08 15:46:26

I vescovi del Libano: subito un governo per far fronte all'instabilità e all'accoglienza dei profughi


Il Libano, a stretto contatto con la crisi siriana, vive un momento di forte instabilità interna, alla quale si deve far fronte superando lo stallo istituzionale con la formazione di un governo. Lo affermano in un documento i vescovi maroniti a conclusione di un incontro presieduto dal card. Bechara Raï. Si auspica anche il controllo della circolazione delle armi e la fine degli attacchi ai danni dell’esercito. Infine, i vescovi parlano del dovere umanitario nazionale di accoglienza nei confronti degli sfollati sia siriani, che palestinesi, il cui numero supera di gran lunga il milione a fronte di una popolazione di quattro milioni di abitanti. Della situazione libanese Giancarlo La Vella ha parlato con Camille Eid, esperto di Medio Oriente del quotidiano Avvenire:RealAudioMP3

R. – In Libano, il premier incaricato, Tammam Salam, fatica a formare il governo. Adesso ci sono nuove speranze di formare un governo neutrale, pur sapendo che trovare persone neutrali in Libano è una missione difficile. Sembra che le grandi potenze vogliano congelare la situazione libanese, in attesa di capire l’andamento della guerra in Siria. Questo non giova sicuramente alla vita politica libanese, soprattutto quando poi, in più, ci sono incidenti che coinvolgono l’esercito o le forze di sicurezza.

D. – Questa fase di stallo istituzionale che sta vivendo il Libano, com’è condizionata dalla crisi siriana?

R. – E’ condizionata dal coinvolgimento delle parti libanesi nel conflitto. Se inizialmente si poteva parlare di una simpatia per gli oppositori o le forze del regime siriano, adesso invece si parla di un coinvolgimento proprio fisico, militare. Sappiamo che Hezbollah ha messo il suo coinvolgimento nella battaglia di Qusair, attualmente, di Homs e di Aleppo, al fianco delle forze del’Esercito siriano, e accusa chiaramente i suoi rivali politici di sostenere finanziariamente, quando non militarmente, i gruppi dell’opposizione siriana. Abbiamo, quindi, un coinvolgimento che rischia di passare all’interno del confine libanese. Per questo i vescovi maroniti lamentano che il Libano non può, a distanza di pochi anni, rivivere un clima di guerra.

D. – I vescovi pongono l’accento sulla presenza degli sfollati siriani, ma ancor prima di quelli palestinesi, e auspicano che si rispetti questo dovere umanitario nazionale...

R. – Chiaramente, ponendo comunque l’accento sul rispetto della giustizia, perché sappiamo che con la ripresa dei negoziati tra israeliani e palestinesi, la questione dei rifugiati palestinesi è posta tra le questioni importanti da risolvere, e sappiamo che ci saranno dei compromessi. Se questo compromesso sottintende l’obbligo per il Libano di mantenere da 300 a 400 mila palestinesi sui suoi territori, allora sappiamo che il Libano sarà forzato ad accettare una cosa, che non gradisce affatto.







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