Tunisia, migliaia in piazza contro il governo. La testimonianza di un missionario
In Tunisia almeno 40 mila persone sono scese in piazza ieri sera per chiedere lo scioglimento
dell’assemblea costituente e le dimissioni del governo di coalizione guidato dal partito
di ispirazione islamica Ennahda. I manifestanti di opposizione hanno accolto come
una prima vittoria la decisione di sospendere i lavori della Costituente, annunciata
in serata dal suo presidente, Mustafa Ben Jafaar. Il servizio di Davide Maggiore:
La sospensione
dei lavori da parte di Ben Jafaar è “inaccettabile”, ha detto uno dei deputati di
Ennahda in un’intervista. L’opposizione ha invece definito la mossa positiva, “ma
insufficiente”. Da parte sua il presidente dell’assemblea – esponente di un partito
laico di governo – ha sottolineato che la sospensione andrà avanti “fino all’inizio
di un dialogo” tra le varie forze politiche. Alcuni commentatori temono però che nel
Paese, sempre più polarizzato, possano esserci nuovi episodi di violenza. Fonti del
Ministero dell’Interno hanno reso noto che un militante islamico è morto alla periferia
della capitale dopo uno scontro a fuoco con la polizia. Ma dagli imam della più importante
moschea locale sono arrivate simboliche aperture verso chi protesta. Si terrà infatti
nella piazza al centro delle proteste la preghiera conclusiva del mese di Ramadan,
permettendo anche ai manifestanti di celebrare la ricorrenza.
E per una testimonianza
sulla situazione a Tunisi, Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente nella
città nordafricana padre Jean Fontaine, missionario dei Padri Bianchi:
R. – Mes sentiments
sont ceux d’un disciple de Jésus: comme Jésus dormait sur … I miei sentimenti sono
quelli di un discepolo di Gesù : come Gesù dormiva sulla barca durante la tempesta,
io rimango sereno e mi faccio testimone della serenità di Gesù con i miei amici. Poi,
mi impegno a diffondere i concetti della non violenza affinché la società civile ne
assuma le caratteristiche ed i partiti politici lavorino nella direzione della non
violenza. Per quanto riguarda ciò di cui lei parlava – le manifestazioni – Tunisi
è una città grande: nel quotidiano, io continuo a visitare almeno tre-quattro volte
a settimana alcune famiglie …
D. – Quindi non avete paura di possibili conseguenze
violente di queste manifestazioni?
R. – Je ne pense pas, pour deux raisons
au moins. La première c’est que … Non ci penso, e per due ragioni almeno. La prima
è che il tunisino è di temperamento fondamentalmente pacifico. E in secondo luogo,
ci sono pochi tunisini che posseggono armi e in questo ultimo periodo le forze di
sicurezza hanno fatto un grande lavoro per cercare di intercettare le armi che entrano
in città. Quindi, penso che non sia nel nostro temperamento, la violenza. Guardi quello
che è successo nel periodo che noi chiamiamo della “rivoluzione”: in confronto a quello
che succede altrove – in Algeria, in Libia, in Egitto o in Siria, non è successo nulla!
E questo perché così è il temperamento del tunisino …