Bolivia. Depenalizzazione dell'aborto, Chiesa prepara documento di replica
“Una società che non garantisce il diritto basilare che è la nascita, il diritto basilare
che è la vita, diventa una società perversa”. Con queste parole si è pronunciato il
segretario aggiunto della Conferenza episcopale boliviana, padre Josè Fuentes, interpellato
sul dibattito pubblico sull’aborto e sul controllo delle nascite suscitato da alcuni
deputati del partito del governo del presidente, Evo Morales, a favore dell’aborto.
Il rappresentante dell’episcopato ha affermato che un gruppo di specialisti, tra avvocati,
medici, scienziati e ecclesiastici, sta preparando un documento che stabilisce i fondamenti
della Chiesa in difesa della vita e contra l’aborto da presentare al Tribunale Costituzionale.
“Se si ascolta veramente al popolo, sono convinto che approvi le azioni contro la
vita”, ha detto il padre Fuentes nel ricordare che tra le proposte di depenalizzazione
c’è anche l’infanticidio. La proposta presentata dalla deputata Patricia Mancilla
insieme all’ong statunitense Ipas, chiede la dichiarazione d’incostituzionalità di
13 articoli del Codice penale per legalizzare l’aborto. Dato che numerosi politici
del partito di governo Mas, come pure lo stesso presidente Morales, hanno ribadito
che nel Paese c’è già un ordinamento legale che penalizza l’aborto, il dibattito è
rimasto aperto nelle mani dei magistrati che dovranno valutare le diverse posture
in una consultazione nazionale. Secondo il Codice penale, l’aborto è non perseguibile
quando la gravidanza è originata da una violazione, sequestro, stupro o incesto, e
per evitare di mettere in rischio la vita o la salute della madre, tutti eseguiti
previo un processo giudiziario. Il ricorso di depenalizzazione è stato presentato
a Marzo, ma il dibattito si è ravvivato dopo le pressioni dei gruppi pro abortisti
che alla fine di luglio hanno chiesto una riposta celere del Tribunale Costituzionale,
il quale in due occasioni non ha trovato i consensi necessari per immettere un verdetto.
Tuttavia, la presidente della magistratura Rudy Flores, ha affermato che “il tribunale
non sottoporrà il suo lavoro a pressioni di carattere politico, sociale, religioso
o di qualunque altro genere”. Il mese scorso, il Consiglio dei laici boliviani al
termine della sua Assemblea nazionale, in un comunicato ha esortato i cattolici e
tutta la società a stare in guardia contro i progetti di legge che minacciano la dignità
di ogni persona umana. “Dopo l’esame delle diverse situazioni illecite e inumane che
minacciano la vita e la famiglia”, si legge nel testo, i laici boliviani costatano
che “la dittatura del relativismo e l’ideologia di genere” sono sempre più diffuse
nel Paese. (A.T.)