Ad Acireale vietate le esequie ai condannati per mafia. Il vescovo: il divieto ha
un valore pastorale
Nel territorio della diocesi di Acireale sono vietate le esequie per chi è stato condannato
in via definitiva per reati di mafia e non abbia mostrato segni di pentimento. E’
quanto stabilisce il decreto promulgato dal vescovo della città siciliana, mons.
Antonino Raspanti. Su questo provvedimento ascoltiamo il presule, intervistato
da Amedeo Lomonaco:
R. - La coscienza
ecclesiale siciliana è maturata molto da parecchi decenni a questa parte, anche tramite
uccisioni, la perdita di tante persone dello Stato ma anche civili, e di alcuni appartenenti
della Chiesa, come don Pino Puglisi. Tutta questa scia tra sangue e coraggio, tra
fedeltà ai valori civili e ai valori soprattutto religiosi del Vangelo, ha fatto maturare
la Chiesa siciliana. Ed io, in continuità con l’ultimo atto che è stata la beatificazione
di padre Puglisi a Palermo, mi sono sentito di emettere questo decreto che, naturalmente,
ha soprattutto un valore pastorale.
D. - Il pentimento è l’unica eccezione
all’applicazione del decreto …
R. - Questo decreto ha appunto una finalità
pastorale. Da pastore so che alcuni tra queste persone che aderiscono alle strutture
mafiose, sono battezzati, sono cattolici, sono figli di Dio e della Chiesa. Però,
so altrettanto che sono in pericolo, nel pericolo nell’anima. Sono in pericolo di
perdersi completamente… Allora, un decreto del genere mira a far sì che le persone
che eventualmente aderiscono alla mafia e sono cristiani si pentano, ci riflettano,
tornino indietro, anche se sono in carcere, condannati definitivamente. E prendano
le distanze da questa adesione e, dunque, sia un segnale di accoglienza della grazia
di Dio che loro fu già concessa con il Battesimo e con i Sacramenti.
D. - Il
rifiuto delle esequie può anche essere uno stimolo al ravvedimento. Può portare questo
tipo di frutto?
R. - Devo dire che è soprattutto questa la mia finalità, proprio
perché anche nei confronti della famiglia, quella che solitamente prega e chiede le
esequie, sia uno stimolo affinché spinga eventuali parenti e familiari a fare un passo
indietro. Uno stimolo, comunque, per tutta la comunità ecclesiale, perché tutta la
comunità celebra - in un rito delle esequie o nella messa esequiale - il Mistero della
passione, della morte e della resurrezione di nostro Signore. Dunque, lo vuole celebrare
nella verità, nella carità, nella misericordia e nella conversione, cioè una vera
Pasqua. Però se deve celebrare questo come una vera Pasqua, la comunità deve sentire,
sapere, avere una consapevolezza che sta facendo un rito che è in piena consonanza,
in questo caso, con la salma. E questo non deve essere in palese contraddizione, e
ad esempio arrecare scandalo pubblico e ai fedeli che dicono: “Ma come è possibile?”
D.
- Quindi si ribadisce proprio questa inconciliabilità, questa incompatibilità tra
vita cristiana e appartenenza alla mafia?
R. - Una struttura che è intrinsecamente
malvagia, perché intrinsecamente vuole distruggere l’uomo, vuole perpetrare metodi
di odio e di violenza, di prevaricazione e quindi sono contrari al Vangelo. Alla fine,
secondo me, come tanti hanno detto, vogliono sottomettere Dio e la Chiesa ai loro
scopi e ai loro fini.
D. – Quindi, allontanare proprio esponenti mafiosi dalla
professione di fede verso cui spesso si riscontra, in realtà, un’adesione strumentale
…
R. - … o quanto meno la fede di queste persone che hanno ricevuto dei Sacramenti
- e credo che in alcuni ci sia una qualche forma di educazione cristiana cattolica
- nel corso della vita per una serie di scelte fatte e di conseguenze e per il fatto
di essersi incamminati in percorsi lontani dai valori e dal Vangelo, finisce questa
fede per essere corrotta, deviata, da purificare e da rinnovare profondamente. Allora
questo mio gesto, come quello di tanti altri che prelati della Sicilia e dell’Italia
hanno già portato avanti, vorrebbe aiutare a spingere alla purificazione di questa
fede e, dall’altra parte, alla consapevolezza dell’intera comunità credente che ha
un ruolo, le è stata assegnata una missione e dunque ha degli obblighi, dei doveri
e dei contorni da definire molto precisi.