Dedicazione di Santa Maria Maggiore. Papa Francesco: la Madonna ci aiuta a tendere
sempre più in alto
Nel giorno della sua Dedicazione, una tradizionale cascata di petali all’interno della
Basilica di Santa Maria Maggiore fa rivivere la memoria del miracolo che, a metà del
quarto secolo, portò alla costruzione del più antico tempio mariano d’Occidente. Una
chiesa cara a molti Pontefici, non ultimo Papa Francesco, come ricorda in questo servizio
Alessandro De Carolis:
Mi costruirai
una Chiesa dove troverai domani della neve fresca. Il prodigio al quale la tradizione
attribuisce l’origine di Santa Maria Maggiore ha inizio la notte precedente la clamorosa
scoperta. Immaginare una nevicata a Roma, ai primi di agosto, oggi può essere uno
scherzo da “fanta-clima”. E non molto diverso doveva essere nella Roma del tardo impero.
Ma è ciò che la Vergine comunica in sogno, contemporaneamente, la notte del 4 agosto
358 a Papa Liberio e a un tale Giovanni, patrizio dell’Urbe: una Chiesa dove ci sarà
neve fresca domani. Il patrizio Giovanni la mattina del 5 corre dal Papa a comunicargli
l’incredibile visione notturna e poco dopo la conferma del miracolo: il colle Esquilino
è stato imbiancato da una nevicata d’agosto. Tradizione vuole che proprio sulla neve
il Papa abbia tracciato il perimetro della Chiesa e che il ricco Giovanni abbia finanziato
la costruzione. L’edificio sacro che oggi tutto ammirano è invece quello voluto da
Sisto III nel 431, eretto sulle vestigia del precedente allo scopo di lasciare scolpito
nella pietra quanto scritto nelle carte dal Concilio di Efeso, e cioè che la Vergine
era da considerarsi “Madre di Dio”. Per secoli poi la Basilica, la terza definita
“papale”, è stata ampliata e abbellita dall’arte di celebri maestri. In sostanza,
si può dire che da Papa Liberio in avanti non vi sia stato Pontefice che non abbia
voluto lasciare in questo tempio un segno della propria devozione. Non ha fatto eccezione
Papa Francesco, che vi si è recato in preghiera il giorno dopo la sua elezione al
Soglio petrino e ancora al rientro dalla Gmg di Rio, e vi ha recitato il Rosario lo
scorso 4 maggio, accompagnandolo da una riflessione sulla senso della maternità:
“Una
mamma aiuta i figli acrescere e vuole che crescano bene;
per questo li educa a non cedere alla pigrizia - che deriva anche da un certo benessere
-, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose.
La mamma ha cura dei figli perché crescano sempre di più, crescano forti, capaci di
prendersi responsabilità, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali (...)
La Madonna fa proprio questo in noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede,
ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo
superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto”. (Rosario
a S. Maria Maggiore, 4 maggio 2013)
Nella celebre Cappella Paolina che
si apre nella Basilica, vi è in particolare un’icona sacra e miracolosa, molto cara
alla Città eterna, la Salus Populi Romani, che anche Papa Francesco ha mostrato
in pochi mesi di avere molto cara:
“LaSalus Populi Romaniè la mamma che ci dona la salute nella crescita, ci dona la salute nell’affrontare
e superare i problemi, ci dona la salute nel renderci liberi per le scelte definitive;
la mamma che ci insegna ad essere fecondi, ad essere aperti alla vita e ad essere
sempre fecondi di bene, fecondi di gioia, fecondi di speranza, a non perdere mai la
speranza, a donare vita agli altri, vita fisica e spirituale”. (Rosario a S. Maria
Maggiore, 4 maggio 2013)