Egitto. Usa adottano misure di sicurezza. Segnali di dialogo tra islamisti e fronte
laico
In Egitto continuano i sit-in dei Fratelli Musulmani che protestano per la deposizione
del presidente Morsi. Intanto, gli Stati Uniti adottano misure di sicurezza a difesa
del personale diplomatico, dopo le accuse di Al Qaeda a Washington di aver complottato
con i militari per destituire il capo dello Stato. Sul fronte politico si intravedono,
tuttavia, timidi segnali di apertura al dialogo. Giancarlo La Vella ne ha parlato
con Francesca Paci, inviata della Stampa per il Medio Oriente:
R. - Sicuramente,
ci sono dei tentativi di avvicinamento. Ne è prova l’intervista che il vicepresidente,
Mohamed El Baradei, ha concesso al Washington Post, nella quale parla della necessità
di riconciliazione nazionale. Il problema è che, poi, quello che succede in piazza
è un muro contro muro, nel senso che i sostenitori del deposto presidente Morsi sembrano
decisi a non smantellare il sit-in principale, quello che si trova a Nasser City,
ma anzi a inaugurarne di nuovi. Chiaramente, questo è qualcosa che l’esercito non
potrebbe tollerare.
D. - Da una parte, il fronte musulmano decapitato, in qualche
modo, con la deposizione del presidente Morsi. Dall’altra, il fronte laico che neanche
in questa situazione riesce a darsi un leader. Potrebbero avere la meglio i militari
e con quali conseguenze?
R. - Io credo che i militari, qualunque cosa facciano,
cerchino il sostegno popolare. Quindi, da questo punto di vista, come dicono tantissimi
leader in Egitto, portano avanti un colpo di Stato anomalo, nel senso che i militari
chiedono dalla gente di essere legittimati e la verità è che la gente li legittima
realmente.
D. - Il leader di Al Qaeda, Al Zawahiri, ha accusato apertamente
gli Stati Uniti di avere, assieme ai militari, favorito la deposizione del presidente
Morsi. Ma se così fosse, che interesse ci sarebbe stato nel togliere il potere a un
leader che, comunque, teneva in mano la situazione con una certa stabilità?
R.
- Contrariamente a quello che gli egiziani pensano, la dichiarazione di Al Zawahiri
prova non solo quanto gli americani non siano direttamente coinvolti, ma quanto siano
stati invece spiazzati rispetto a quanto accaduto e quanto poco riescano a capire
di quello che accadrà. Prova ne sia, che vengono detestati da entrambe le piazze.
Invece, i liberal, quelli che appoggiano i militari, ritengono che gli americani hanno
sostenuto troppo a lungo i Fratelli musulmani al potere. Adesso che il segretario
di Stato, John Kerry, dal Pakistan ha detto che tutto sommato l’esercito sta lavorando
per portare la democrazia, gli islamisti dicono: “Allora stanno con gli altri”. Il
fatto che in questo momento gli Usa vengano detestati da parte di tutti, prova quanto,
secondo me, in realtà gli americani siano interessati alla stabilità in Egitto, ma
non capiscono da quale parte possa arrivare.