Dopo la condanna, Berlusconi rilancia: "Riforma giustizia o al voto". Governo a rischio
In Italia la situazione resta molto incerta dopo il verdetto della Cassazione che
ha reso definitiva la condanna a 4 anni di reclusione per frode fiscale a carico di
Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. Ieri, intanto, la procura di Milano ha firmato
l'ordine di esecuzione con sospensione della pena. L’ex premier dalla sua ha riunito
i parlamentari del Pdl e ha detto che, senza riforma della giustizia, è meglio tornare
al voto. E di fronte a questa posizione il premier Letta afferma: il governo deve
andare avanti, ma continuare a tutti i costi non sarebbe nell’interesse del Paese.
Il servizio di Giampiero Guadagni:
E’ la revoca
del passaporto la prima conseguenza pratica della condanna definitiva di Berlusconi.
La prima ma certamente non la più grave. Intanto l’ex premier avrà tempo fino a metà
ottobre per chiedere l'affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare.
Per effetto dell’indulto deve scontare uno solo dei quattro anni di reclusione stabiliti
nella sentenza della cassazione. Il cui estratto esecutivo, come prevede la legge
anticorruzione, è arrivato alla camera di appartenenza, dunque al presidente del Senato
Grasso che l'ha subito trasmessa al presidente della giunta delle immunità parlamentari
di Palazzo Madama che dovrebbe riunirsi la prossima settimana per dichiarare la decadenza
di Berlusconi. Il voto verrà poi replicato in Aula, con scrutinio segreto. Resta il
fatto che in base alla stessa legge anticorruzione il leader del Pdl non potrà candidarsi
alle prossime elezioni, che ugualmente Berlusconi vorrebbe anticipare, se non ci sarà
una riforma della giustizia. Lo ha detto ieri sera ai parlamentari del Pdl, in una
riunione dai toni fortemente emotivi, con l’annuncio finale di una manifestazione
domani a Roma. Deputati e senatori hanno consegnato le loro dimissioni ai capigruppo
Brunetta e Schifani. I quali intendono chiedere la grazia al capo dello Stato.
E
sulle conseguenze che avrà sul piano politico la sentenza della Cassazione su Berlusconi,
Luca Collodi ha intervistato Francesco Bonini, ordinario di Scienze
politiche all’Università Lumsa:
E’ un problema
che viene da lontano, viene ancora prima di Tangentopoli: il fatto che il nostro sistema
costituzione - che si è retto per decenni su un equilibrio molto complesso - a un
certo punto ha cominciato a dare dei segnali di scricchiolamento. Il problema non
è tanto di cambiare regime - passare da un regime parlamentare a un regime presidenziale
o semipresidenziale - quanto di far giocare effettivamente tutti i poteri dello Stato
in coordinamento, in concordia. Invece stiamo assistendo, ormai da molti anni, ad
una conflittualità - a volte latente, a volte esplicita - che finisce col far pagare
a tutto il Paese dei costi molto alti, perché un sistema politico istituzionale che
funziona male, rende il Paese certamente molto meno competitivo in Europa e anche
ormai nel mondo globalizzato.