2013-08-02 15:48:30

Accuse di brogli elettorali in Zimbabwe dopo la rielezione di Mugabe


Sono attesi per lunedì i risultati delle elezioni in Zimbabwe. Secondo il suo portavoce il presidente Robert Mugabe, in carica da 33 anni, avrebbe ottenuto tra il 70 e il 75% dei voti, mentre il suo rivale, il primo ministro Morgan Tsvangirai, denuncia gravissimi brogli. Intanto l’Unione Africana parla di voto “libero e credibile”, mentre i Paesi dell’Africa Australe giudicano prematura ogni valutazione. Sulla situazione nel Paese, Michele Raviart ha intervistato Enrico Casale, africanista della rivista “Popoli”:RealAudioMP3

R. – Certamente, sono elezioni vere. E’ chiaro che il blocco di potere che c’è alle spalle del presidente Robert Mugabe vuole mantenere salda la presa sul Paese e quindi ha influenzato in molti modi la tornata elettorale. L’entità dei brogli, sarà difficile da stabilire: certamente, dei grossi interventi ci sono stati, perché questo blocco di potere composto da militari e imprenditori non può permettersi di lasciare il controllo dello Zimbabwe.

D. – Quali sono gli interessi in gioco?

R. – Lo Zimbabwe è un Paese che ha molte risorse dal punto di vista naturale: certamente non come il Sudafrica, però è molto ricco. Non solo: ma è ricco come agricoltura. E’ un Paese che fino ad una decina di anni fa, unico nel panorama dell’Africa, esportava addirittura derrate alimentari! Quindi, è un Paese che può garantire rendite abbastanza elevate a chi lo controlla. Negli ultimi anni si è molto impoverito, però è un Paese che, rispetto alla media dei Paesi africani, ha grandi ricchezze e grandi risorse.

D. – Risorse ampiamente sfruttate da Mugabe, che ha sottratto i latifondi ai bianchi per venderli al migliore offerente …

R. – Mugabe, indubbiamente, è stato protagonista della lotta contro un sistema di apartheid gestito da coloni britannici, gestito da coloni britannici e quindi da quel punto di vista è da considerare un "liberatore" del Paese. Detto questo, negli anni si è trasformato in un dittatore, come è capitato anche in altri casi: penso, per esempio, all’Eritrea. Per mantenersi in sella, lui ha puntato molto sulla divisione dei propri seguaci, appoggiando a volte uno a volte l’altro. Questi suoi seguaci ora hanno preso molto potere e non si sa quale di questi possa essere realmente il successore. Il rischio è che, caduto Mugabe, si crei il caos.

D. – Quali sono i punti di forza del suo rivale, Tsvangirai?

R. – Tsvangirai rappresenta la figura più credibile dell’opposizione, quella che può coagulare intorno a sé una reale alternativa a Mugabe; gode del sostegno dei Paesi occidentali – penso agli Stati Uniti e, in particolar modo, alla Gran Bretagna. Quale futuro ci sarà per lui, è difficile prevederlo in questo momento.

D. – Perché l’Unione Africana continua a ribadire che queste sono elezioni libere e regolari?

R. – Il discorso è molto delicato: l’Unione Africana deve tenere insieme Paesi sinceramente democratici – penso alla Tanzania – e altri Paesi che sono governati da regimi autoritari se non addirittura dittatoriali. Spesso e volentieri, in questo conflitto interno, chi ha la meglio è la maggioranza dei Paesi con regimi autoritari, che tendono a non volere ingerenze da parte di osservatori dell’Unione Europea, dell’Onu e di altre organizzazioni internazionali per giustificare il proprio potere interno.

D. – Quando è ipotizzabile, allora, un’uscita di scena di Mugabe?

R. – Intanto, bisogna considerare che Mugabe ha 89 anni. Certamente, verrà tenuto in piedi da queste forze convergenti che trovano in lui ancora una garanzia, nonostante la sua età. Ed è molto probabile che rimarrà in piedi fino alla morte.







All the contents on this site are copyrighted ©.