Aperta la Settimana mondiale dell’allattamento al seno proposta dall’Unicef, un evento
che pone l’attenzione su questa pratica, economica ed efficace, per salvaguardare
la vita dei bambini: “È la prima vaccinazione – afferma il vicedirettore dell’agenzia
Onu per l’infanzia, Geeta Rao Gupta – non esistono altre singole azioni che abbiano
un impatto altrettanto alto per la salute dei bambini e delle madri e con costi così
bassi per i governi”. Eppure, meno della metà dei piccoli d’età inferiore ai sei mesi
ne beneficia: nel 2012, solo il 39% a livello mondiale è stato allattato esclusivamente
al seno, spesso a causa di una mancanza generale di ambiente di supporto a questa
pratica. Negli ultimi 20 anni, però, il dato è migliorato, almeno in alcuni Paesi
come la Cambogia (dall’11.7% del 2000 al 74 di oggi), il Togo e lo Zambia. Di contro,
abbiamo la Cina ferma al 28% e alcuni Paesi in cui il dato è addirittura in calo,
quali la Tunisia (dal 46.4% del 2000 al solo 6.2 di oggi), l’Indonesia, la Nigeria.
Fanalini di coda di questa classifica restano Somalia, Ciad e Sudafrica. Le ricerche
hanno dimostrato che un bambino allattato esclusivamente al seno ha 14 possibilità
in più di sopravvivere nei primi sei mesi di vita rispetto agli altri, dato fondamentale
per i Paesi poveri. In generale, il rischio di morte neonatale è così ridotto del
45%. Tale pratica, infine, è utile anche per l’apprendimento dei bambini, contro l’obesità
e le malattie croniche. Per le madri, riduce la possibilità di rimanere incinta per
i successivi sei mesi, favorisce il recupero fisico dopo il parto e diminuisce i rischi
di depressione e dell’insorgenza di patologie gravi all’apparato riproduttivo. (R.B.)