Negoziati israeliani e palestinesi: entro nove mesi un accordo di pace
Svolta nel dialogo israelo-palestinese, bloccato da anni, grazie alla mediazione statunitense.
Ieri a Washington le parti hanno accettato di portare avanti negoziati per nove mesi
in vista di un’intesa di pace che definisce i due Stati distinti israeliano e palestinese.
Ce ne parla Graziano Motta:
Il clima di
riavvio delle trattative, ferme da tre anni, non poteva non essere che di estrema
prudenza. E’ positivo che non sia stato polemico; volto al futuro da parte israeliana,
il ministro Tzipi Livni ha detto che non si deve rivangare il passato, ma creare soluzioni.
Volto invece ad acquietare un generale scetticismo e l’aperta ostilità di fondamentalisti
di Hamas, al potere a Gaza, da parte del palestinese Saeb Erekat. Il presidente Obama,
che li ha avuto ospiti a cena alla Casa Bianca, dopo il primo incontro organizzato
dal segretario di Stato John Kerry, l’artefice della ripresa del dialogo, ha chiesto
buona fede e ricerca di compromessi ragionevoli nel periodo di gestazione dei negoziati
fissato in nove mesi. Essi devono ora tracciare un piano graduale, una sorta di road
map, per la disamina e – si spera – la soluzione di tutti i ben noti problemi
sul tappeto, che in passato si sono rivelati inconciliabili. In tale contesto si colloca
il gesto di buona volontà del primo ministro israeliano Netanyahu, fortemente contrastato
da gran parte dell’opinione pubblica, di rilasciare 104 detenuti palestinesi con le
mani macchiate di sangue in attentati terroristici, in quattro tappe, condizionate
dai progressi nelle trattative.