Dal Senato sì al decreto lavoro. La disoccupazione giovanile è al 39,1%
Il Senato ha approvato il decreto lavoro-Iva con 203 sì, 35 no e 32 astenuti, che
contiene incentivi per le assunzioni dei giovani. Il testo passa ora alla Camera in
seconda lettura. Resta intanto preoccupante il dato Istat sulla disoccupazione giovanile,
che è al 39,1%. Il servizio di Debora Donnini:
Sgravi contributivi
per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 29 anni, slittamento
al primo ottobre il termine dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, sbloccati altri 20-25
miliardi di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Queste alcune delle
principali novità del decreto Lavoro-iva che ha avuto l’ok del Senato. Previsto anche
lo stop alla pubblicità per le sigarette elettroniche, la riduzione del tempo fra
un contratto a termine e l’altro e il rilancio dell’apprendistato. Estese anche ai
co.co.pro le tutele contro le cosiddette 'dimissioni in bianco'. Soddisfazione dal
ministro del Lavoro Giannini. A far crescere la preoccupazione arrivano però i dati
Istat sulla disoccupazione giovanile: 39 giovani su 100 non lavorano, con un più 4,6%
rispetto all’anno scorso. In generale la disoccupazione a giugno si ferma al 12,1%,
con un piccolo passo indietro su maggio, anche se resta in aumento su base annua con
un rialzo di 1,2 punti. Intanto si riprende l’economia americana: il Pil degli Stati
Uniti nel secondo semestre 2013 cresce dell’1,7% , ben oltre le attese.
Gli
incentivi per far assumere i giovani approvati oggi dal Senato e le altre misure per
il lavoro riusciranno ad “intaccare” la disoccupazione giovanile, che in Italia è
arrivata al 39,1%? Debora Donnini lo ha chiesto a Tommaso Cozzi, professore
di economia all’Università di Bari:
R. - Credo che
siamo all’inizio delle misure che il governo e il parlamento devono assumere per risolvere
il problema dell’occupazione in generale, e di quella giovanile in particolare. Sicuramente
sono misure significative, ma se andiamo a guardare la copertura finanziaria, purtroppo,
di fatto, non potranno essere risolutive. Quindi, il governo sta contemporaneamente
lavorando su misure di sistema, che quindi risolvano al fondo i problemi, ma purtroppo
con una limitatezza di risorse che riguarda l’economia dell’Unione Europea in generale.
Direi che si può provare ad essere ottimisti; il percorso è appena iniziato, mi sembra
che si sia sulla buona strada.
D. - Questo stop dell’aumento dell’Iva, che
in realtà slitta al 1° ottobre 2013, è utile?
R. - Direi che è utile, perché
l’Iva ricade sul consumatore finale; ed un aumento dell’uno percento, in un momento
di crisi, è significativo. Il mio auspicio è che questo rinvio possa essere una premessa
per evitare totalmente l’aumento dell’Iva. C’è il problema di lasciare liquidità nelle
tasche dei consumatori; aumentando l’Iva dell’uno percento, si agisce in maniera esattamente
opposta.
D. - Oggi i dati dicono che l’economia americana è in ripresa: come
mai in Italia, invece, la situazione è così difficile da sbloccare?
R. - Se
andiamo a guardare i cicli storici, questa è una storia che si ripete. In genere,
gli Stati Uniti anticipano sia le crisi che le riprese. Negli Stati Uniti si opera
con una logica differente rispetto a quella europea ed italiana, in particolare. Tra
l’altro poi ci sono i cosiddetti “fondamentali”, quali le risorse energetiche, il
sistema industriale, che sono molto più potenti, avanzate e sviluppate rispetto all’Italia.
Quindi è normale che un trend positivo inizi dagli Stati Uniti e in genere poi c’è
un rimbalzo anche sull’Unione Europea.