Nigeria: bombe e morti nel quartiere cristiano. Il card. Onayekan: serve dialogo con
islamisti
E’ salito a 24 il numero delle vittime delle esplosioni che lunedì notte hanno colpito
Kano, nel nord della Nigeria. Il bersaglio è stato un bar nel quartiere di Sabon Gari,
abitato prevalentemente dalla locale minoranza cristiana. La stessa zona in precedenza
era stata attaccata dagli estremisti islamici Boko Haram. Sulle reazioni a questo
ennesimo attentato, Michele Raviart ha intervistato il cardinale John Onajekan,
arcivescovo di Abuja:
R. - C’è veramente
grande dolore! Queste persone continuano a piazzare le bombe qui e là…. Sembra che
ancora non siamo riusciti a fermarli, nonostante le forze dell’ordine abbiano fatto
molto. Tutto questo prova che il problema non si risolve solo con le armi. Ci vorrebbero
ancora più contatti personali tra i diversi ceppi della società nigeriana, contatti
anche interreligiosi, affinché si riesca, poco a poco, a convincere questa gente che
questo non è il modo giusto né di fare le cose, né di fare onore a Dio, né di costruire
una nuova società nigeriana. Secondo me, questi problemi non si affrontano con la
dovuta serietà!
D. - Come sta vivendo la comunità cristiana questi assalti?
R.
- Tutti quelli che vivono in quella zona della Nigeria sono in pericolo. Le bombe
sono esplose nella zona di Kano, generalmente occupata da nigeriani da altre parti
della Nigeria. In questa zona, c’è un grande numero di cristiani, ma ci sono anche
dei musulmani. Hanno detto che la bomba è stata piazzata vicino ad un bar, dove la
gente beveva e mangiava: un divertimento innocente, ma orse quella gente pensa che
dove via sia alcool, quello sia un bersaglio legittimo. In Nigeria, non c’è una legge
che proibisce la vendita e la consumazione di alcool.
D. - Chiaramente, si
parla in questo caso di Boko Haram…
R. - Adesso non si capisce più neanche
chi siano in Boko Haram. Se c’è un gruppo, se ce ne sono invece diversi, o altra gente,
che è uscita dall’organizzazione con un suo programma di violenze. Purtroppo, il governo
non è riuscito ad individuarli e ad identificarli con certezza.
D. - Quale
può essere il cammino da intraprendere per la pacificazione?
R. - Prima di
tutto, una risposta immediata delle forze dell’ordine, presenti in modo massiccio
ovunque nelle zone del Nord, ma che rendono molto difficile la vita quotidiana delle
persone, ad esempio con i posti di blocco. Ma questo è solo una parte. Tutto il discorso
della pacificazione del Paese fra i diversi gruppi nigeriani deve riguardare non solo
quella religiosa tra cristiani e musulmani, ma anche quella politica. I politici continuano
a giocare a fare i politici. Se non riusciamo a costruire dei dibattiti per far pace
fra di noi, ci saranno sempre i pazzi che commetteranno atti tragici come quello di
ieri sera.