I capi delle Chiese ortodosse sulla tragedia silenziosa dei cristiani in Medio
Oriente
I Primati e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali, riuniti in questi giorni
a Mosca in occasione del 1025.mo anniversario del Battesimo della Russia, hanno levato
una voce unanime in difesa “dei nostri fratelli cristiani che oggi sono perseguitati
per la loro fede in varie regioni del mondo”. Molti sono, infatti, i credenti in Cristo
esposti quotidianamente a supplizi e torture o che vengono cacciati dalle loro case:
accade in “Nigeria, Pakistan, Afghanistan e India”, ma anche in “Kosovo, dove i santuari
sono profanati e molte chiese vengono distrutte”. Ma il pensiero dei capi delle chiese
ortodosse si è concentrato soprattutto sul Medio Oriente: la Libia spaccata in tribù
in costante guerra tra loro, l'Iraq dove proseguono gli attacchi terroristici e la
presenza cristiana è ormai ridotta a un decimo, l'Egitto dove il perpetrarsi delle
violenze sta causando un esodo di massa. Ma soprattutto si è ricordata la situazione
in Siria: “Qui avviene uno sterminio di massa dei cristiani e dei membri degli altri
gruppi religiosi – hanno detto – mentre i mezzi d’informazione del mondo, così come
i politici, lasciano passare sotto silenzio la tragedia dei cristiani in Medio Oriente”.
Il tema è molto caro ai capi delle Chiese ortodosse locali, che l’hanno affrontato
in diverse loro riunioni. (R.B.)