Caldo e carceri, programma di Sant'Egidio per alleviare i detenuti
Caldo e alte temperature non danno tregua al paese. Oltre agli anziani ci sono delle
categorie come gli emarginati, i senza fissa dimora e soprattutto i detenuti delle
carceri italiane che ne accusano il duro colpo. La Comunità di Sant’Egidio nel periodo
estivo cerca di alleviare per quanto possibile le sofferenze dovute alla caldissima
stagione dei detenuti con programmi di aiuto assistenza e solidarietà. Federica
Baioni ha intervistato sull’argomento la dott.ssa Francesca Zuccari della
Comunità di Sant’Egidio:
R. – Il sovraffollamento
delle carceri chiaramente pesa molto in questo periodo estivo, dove il caldo è un’aggravante
in più. La Comunità di Sant’Egidio, normalmente, visita i detenuti delle carceri di
Rebibbia, di Regina Coeli, sostenendoli nella loro presenza in carcere. In particolare,
d’estate distribuiamo generi di prima necessità, che sono molto importanti, perché
in carcere molti sono poveri, non hanno mezzi e, soprattutto, non hanno famiglia.
Diventa difficile, dunque, avere un cambio di vestiti oppure il sapone per lavarsi.
Ci recheremo, quindi, nei vari reparti per distribuire questi generi. Le distribuzioni
sono un’occasione importante d’incontro, perché ci dà la possibilità di parlare con
questi detenuti, di raccogliere le loro richieste, di affrontare le situazioni più
problematiche.
D. – Ci sono collaborazioni, se così possiamo chiamarle, tra
i detenuti romani e i detenuti invece africani: occasioni di incontro ed assemblee.
Ce ne parla?
R. – La Comunità è presente anche in molte carceri in Africa,
dove evidentemente le condizioni di detenzione sono veramente molto dure. Chiediamo
ai detenuti di fare qualcosa per queste persone che si trovano in una situazione di
maggior bisogno rispetto a loro. I detenuti sono molto contenti di fare qualcosa:
il fatto di poter aiutare qualcun altro dà sempre dignità a tutti, particolarmente
a chi si trova in questa situazione. Ognuno, dunque, dà una propria offerta, anche
piccola, ma che sanno arriverà a destinazione. Lì, infatti, abbiamo i nostri volontari
– in Malawi e Mozambico – nelle carceri, per distribuire questi aiuti.