Via libera ai negoziati e alla liberazione dei detenuti palestinesi. Dopo un dibattito
drammatico di sei ore, in cui spaccature e tensioni si sono manifestate con forza
nella coalizione di governo, il premier Benyamin Netanyahu ha ottenuto con 13 voti
a favore, 7 contrari e due astensioni il si' all'iniziativa del segretario di Stato
John Kerry sulle trattative israelo-palestinesi.
Il primo appuntamento, preliminare
e tecnico, e' in programma domani a Washington. Dal governo Netanyahu ha incassato
due puntelli importanti, necessari alla riuscita del progetto. Il primo: un assenso,
molto sofferto, alla liberazione di 104 palestinesi detenuti in Israele da oltre 20
anni, da prima degli accordi di Oslo, per aver partecipato a fatti di sangue. Il secondo:
l'impegno a far approvare alla Knesset (il parlamento) una legge che consenta di sottoporre
ad un referendum qualsiasi accordo venga raggiunto con i palestinesi. In questo modo
Netanyahu si garantisce per i prossimi mesi la tenuta della coalizione governativa,
malgrado la fronda del partito nazionalista Focolare ebraico.
Di fronte a questi
sviluppi la prima reazione dei dirigenti palestinesi e' stata positiva. ''Un passo
avanti verso la pace'', ha commentato il negoziatore palestinese Saeb Erekat. ''Speriamo
di riuscire a sfruttare questa circostanza''. La mattinata era iniziata con toni tempestosi
e con picchetti di protesta sulla collinetta antistante la sede del governo a Gerusalemme.
I parenti di israeliani uccisi negli anni Ottanta protestavano sonoramente contro
l'imminente decisione di rimettere in liberta' gli autori di quegli attentati. Nei
loro volantini avevano pubblicato i numeri di telefono privati dei ministri che presto
sono stati sommersi di accorati sms affinche' non dessero a Netanyahu il voto desiderato.
La
seduta di governo si e' aperta con forte ritardo. Come aveva gia' fatto in una lettera
aperta alla nazione, Netanyahu ha ribadito che la liberazione di quegli ''assassini''
(nell'ottica palestinese sono piuttosto ''prigionieri di guerra'' e ''combattenti
per la liberta' '') gli provoca forti sofferenze. Eppure gli interessi della nazione,
ha spiegato, devono avere la precedenza. A dargli manforte, la negoziatrice Tzipi
Livni che, a quanto risulta, ha fatto ai ministri un discorso appassionato e travolgente.
La
liberazione dei 104 palestinesi richiesti da Abu Mazen dunque si fara', ma in quattro
scaglioni: il primo fra una decina di giorni, l'ultimo fra otto mesi circa. Un ministro
ha spiegato che se nel frattempo i palestinesi compiranno ''provocazioni'' (ad esempio,
portando avanti iniziative unilaterali in organizzazioni internazionali) le liberazioni
si fermeranno. La spinosa questione della liberazione di arabi cittadini di Israele
sara' rinviata fino all'ultimo.
Le remore, dunque, sono ancora molte, e la
fiducia reciproca scarseggia. Eppure, malgrado tutto, domani a Washington Erekat,
la Livni e il consigliere di Netanyahu Yitzhak Molcho prenderanno in mano l'agenda
dei negoziati e ne discuteranno le modalita'. In seguito, se tutto andra' per il verso
giusto, le trattative israelo-palestinesi potranno finalmente decollare, dopo aver
languito per circa quattro anni.