Pakistan. Parlamento vota per il nuovo presidente, favorita la Lega musulmana
In Pakistan, le due camere del parlamento e quattro consigli provinciali si riuniranno
domani in seduta comune per eleggere il nuovo presidente. Il voto, inizialmente previsto
per il 6 agosto, è stato anticipato per permettere la partenza di diversi parlamentari
per l’Arabia Saudita, in occasione della fine del Ramadan. Ma qual è la situazione
politica, dopo che Asif Ali Zardari, in carica dal 2008, ha rinunciato a candidarsi?
Michele Raviart lo ha chiesto a Diego Abenante, docente di Storia dei
Paesi afro-asiatici all’Università di Trieste:
R. - La situazione
che si è creata dopo le ultime elezioni, che si sono tenute nel maggio 2013, è una
situazione che potremmo definire relativamente stabile, nel senso che c’è stata una
vittoria larga di un partito, che è appunto la "Pakistan muslim league", guidata da
Nawaz Sharif, attualmente per la terza volta primo ministro, che ha sostanzialmente
il controllo dell’Assemblea nazionale. E’ molto probabile che il candidato presidenziale
proposto da questo partito si affermerà abbastanza facilmente.
D. - Il presidente
in carica Zardari ha rinunciato a candidarsi. Perché questa scelta?
R. - E’
consapevole del fatto che non ha delle possibilità concrete di essere eletto per una
ragione di numeri. Zardari ha avuto negli ultimi mesi anche delle relazioni piuttosto
tormentate con gli Stati Uniti d’America: questo naturalmente non ha giocato a suo
favore.
D. - I candidati più forti sembrano essere Mamnoon Hussein della Lega
musulmana e Wajihuddin Ahmed del Movimento per la giustizia. Chi sono?
R. -
Il primo è un uomo politico di Karachi e in realtà un muhajir: questo è un
termine complicato che indica in pratica i discendenti dai rifugiati che si sono spostati
dall’India nel 1947 in territorio pakistano. Il Pakistan muslim league è un partito
che è fortemente radicato nella memoria, nelle storie, nelle tradizioni di questi
muhajir. Quindi, in qualche modo rappresenta questo tipo di ambiente. Per quanto
riguarda il secondo candidato, Wajihuddin Ahmed, è un magistrato che si è distinto
un po’ per la lotta per la democrazia. Un personaggio interessante, ma certo non sembra
avere grandi chance di elezione.
D. - Che ruolo politico ha il presidente
del Pakistan?
R. - La posizione del presidente in questo momento non è particolarmente
potente, perché il grosso dei poteri in Pakistan è detenuto dal primo ministro. C’è
stata sempre un’oscillazione tra queste due figure - primo ministro e presidente -
dal punto di vista dell’equilibrio dei poteri. Questo perché ogniqualvolta si è insediato
un potere militare, ha sempre cercato di rafforzare i poteri del presidente. Però,
le volte in cui il governo è ritornato nelle mani dei civili, questi hanno normalmente
cancellato i poteri speciali attribuiti al presidente, rafforzando quindi nuovamente
la figura del primo ministro. In questo momento, il primo ministro è tornato a essere
una figura dominante. Una vittoria del candidato della Lega musulmana, in questo momento,
avrebbe più che altro il significato di sancire la posizione di domini sul sistema
politico pakistano.
D. - Sul piano internazionale, quali sono le sfide che
dovrà affrontare nell’immediato il governo?
R. - Il primo ministro Sharif avrà
di fronte a sé un problema molto importante e molto grave, che è quello di ricostruire
i rapporti con gli Stati Uniti, che continuano a essere la principale fonte di assistenza
finanziaria all’economia del Pakistan. Si tratta di rassicurare in particolare gli
Stati Uniti sulla volontà del Pakistan di interrompere un sostegno politico alla militanza
islamista lungo la frontiera afghano-pakistana, nonché di contribuire anche in modo
positivo alla ricostruzione e alla riconciliazione in Afghanistan. Tutto questo dovrà
essere fatto in un contesto interno pakistano molto, molto difficile. Non dimentichiamo
che in Pakistan c’è molta opposizione al problema degli attacchi dei droni con cui
gli Stati Uniti continuano, effettivamente, a colpire la zona di frontiera tra Afghanistan
e Pakistan. Sharif dovrà dare l’impressione di ottenere anche qualche risultato da
questo punto di vista.