Egitto: nuove vittime in scontri tra sostenitori e oppositori di Morsi
Resta alta la tensione in Egitto, dopo l’uccisione, nella notte tra venerdì e sabato,
di almeno 72 manifestanti pro-Morsi da parte delle forze di sicurezza. Nella notte
due persone sono morte a Port Said, durante un funerale e a Kafr El-Zayet, nel nord
del Paese. 28 i feriti. In una nota la presidenza esprime cordoglio per le vittime
ma accusa: la colpa è del terrorismo. Il servizio di Michele Raviart:
“Risponderemo
con fermezza ad ogni tentativo di mettere a rischio la sicurezza del Paese”. Ad affermarlo
è il ministro degli Interni del governo provvisorio egiziano, Mohammed Ibrahim, durante
una cerimonia alla quale hanno partecipato i massimi vertici politici e militari del
Paese. Un deciso “no” ai Fratelli Musulmani che, secondo il ministro, “stanno destabilizzando
la patria con atti di terrorismo”. “Le nostre proteste sono pacifiche ed è la polizia
a sparare contro di noi”, dichiara un portavoce della Fratellenza che, insieme ad
altre migliaia di persone, continua il sit-in a favore del presidente deposto Morsi,
davanti alla moschea di Rabaa Al-Adaweya al Cairo. Intanto “Human Right Watch” riporta
che molti dei 72 morti negli scontri con la polizia di venerdì notte presentano ferite
alla testa o al torace, segno che chi ha sparato lo ha fatto per uccidere. Intanto,
dopo le dure reazioni della comunità internazionale, il vicepremier egiziano El Baradei
ha oggi rassicurato al telefono il segretario di Stato americano John Kerry e il
capo della diplomazia europea Catherine Ashton, attesa al Cairo per una visita di
due giorni: “l’Egitto vuole respingere la violenza e raggiungere una soluzione pacifica”.