Il cammino delle riforme. Per Ceccanti ancora incertezza su compiti Stato e regioni
Per Beppe Grillo Pd e Pdl mirano ad eliminare l'articolo 138 della Costituzione, quello
che impone un iter rafforzato per le leggi che riformano la Carta, per poter "blindare
– dice il comico genovese – il loro regime". Ieri l’accordo alla Camera affinché il
ddl costituzionale sia votato a settembre. Alessandro Guarasci ha sentito il
costituzionalista Stefano Ceccanti
R.
– Non mi sembra che la cosa cambi molto. Nel senso che, se regge l’accordo tra le
forze politiche principali che sono quelle che si sono impegnate a fare riforme costituzionali
nel merito, questo non altera i dati della situazione. C’è stata una battaglia sulla
procedura, ma in realtà la battaglia sulla procedura nasconde una battaglia sui contenuti.
D.
– Ma lei si riferisce all’abolizione del bicameralismo perfetto?
R. – C’è una
grande incertezza su chi fa che cosa tra lo Stato e le Regioni; dipende soprattutto
dal fatto che la seconda Camera non rappresenta le realtà territoriali. Se noi riusciamo
a cambiare la seconda Camera, questo ci serve anzitutto perché porta le realtà territoriali
nel Senato e quindi fa sì che invece che andarsi a scontrare – lo Stato e le Regioni
– alla Corte Costituzionale, c’è un luogo di composizione dei conflitti che è lì.
E’ illusorio pensare di scaricare tutto solo sulla riforma della legge elettorale.
D.
– Appunto. Ma lei è fiducioso sulla riforma della legge elettorale? Secondo lei si
riuscirà a trovare un accordo che superi davvero l’attuale sistema?
R. – L’unica
riforma-ponte, secondo me, che pure ha qualche rischio ma che potrebbe consentire
di far questo, è una riforma che sia per la Camera sia per il Senato faccia uno spareggio
nazionale tra le prime due coalizioni, e dia il premio dopo l’eventuale secondo turno.