Giustizia e dialogo per ascoltare i poveri che gridano: sintesi ampia del discorso
del Papa alla classe dirigente
Nel Teatro municipale di Rio de Janeiro il Papa ha incontrato la classe dirigente
del Paese. Il Papa ha ringraziato Dio per l'opportunità di incontrare una così qualificata
rappresentanza dei responsabili politici e diplomatici, culturali e religiosi, accademici
e imprenditoriali di questo immenso Brasile. “Vorrei parlarvi nella vostra bella lingua
portoghese – ha esordito - ma per poter esprimere meglio quello che porto nel cuore,
preferisco parlare in spagnolo. Vi chiedo la cortesia si scusarmi! Vi saluto tutti
cordialmente e vi esprimo la mia riconoscenza. Ringrazio per le gentili parole di
benvenuto, di presentazione e testimonianza, di Don Orani e del Signor Walmyr Júnior
Vedo in voi la memoria e la speranza: la memoria del cammino e della coscienza della
vostra Patria e la speranza che questa patria, sempre aperta alla luce che promana
dal Vangelo, possa continuare a svilupparsi nel pieno rispetto dei principi etici
fondati sulla dignità trascendente della persona. Memoria del passato e utopia verso
il futuro si incontrano nel presente che non è una congiuntura senza storia e senza
promessa, ma un momento nel tempo, una sfida per raccogliere la saggezza e saperla
progettare". Il Papa ha poi detto che “quanti, in una Nazione, hanno un ruolo di responsabilità,
sono chiamati ad affrontare il futuro “con lo sguardo calmo di chi sa vedere la verità”,
come diceva il pensatore brasiliano Alceu Amoroso Lima (Il nostro tempo, in: La vita
soprannaturale e il mondo moderno, Rio de Janeiro 1956, p. 106)". Ha poi condiviso
"tre aspetti di questo sguardo calmo, sereno e saggio: primo, l’originalità di una
tradizione culturale; secondo, la responsabilità solidale per costruire il futuro;
e terzo, il dialogo costruttivo, per affrontare il presente”.
Poi ha sottolineato
che è giusto "valorizzare la dinamica originalità che caratterizza la cultura brasiliana,
con la sua straordinaria capacità di integrare elementi diversi. Il comune sentire
di un popolo, le basi del suo pensiero e della sua creatività, i principi fondamentali
della sua vita, i criteri di giudizio in merito alle priorità, alle norme di azione,
poggiano, si fondono e crescono su una visione integrale della persona umana".
"Questa
visione dell’uomo e della vita così come è propria del popolo brasiliano, ha ricevuto
anche dalla linfa del Vangelo la fede in Gesù Cristo, l’amore di Dio e la fraternità
con il prossimo. La ricchezza di questa linfa può fecondare un processo culturale
fedele all’identità brasiliana e un processo costruttore di un futuro migliore per
tutti. Un processo che fa crescere l’umanizzazione integrale e la cultura dell’incontro
e della relazione, questo è il modo cristiano di promuovere il bene comune, la gioia
di vivere. E qui convergono fede e ragione, la dimensione religiosa con i diversi
aspetti della cultura umana: arte, scienza, lavoro, letteratura… Il cristianesimo
unisce trascendenza e incarnazione con la capacità di rivitalizzare sempre il pensiero
e la vita, di fronte alla minaccia delle delusione e al disincanto che possono invadere
i cuori e diffondersi nelle strade”.
Il Papa ha poi toccato un secondo elemento,
quello della responsabilità sociale. “Questa richiede un certo tipo di paradigma culturale
e, conseguentemente, di politica. Siamo responsabili della formazione di nuove generazioni,
aiutarle ad essere capaci nell'economia e nella politica, e ferme sui valori etici.
Il futuro esige oggi il compito di riabilitare la politica, riabilitare la politica,
che è una delle forme più alte della carità; il futuro ha bisogno anche di una visione
umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione
della gente, eviti gli élitarismi e sradichi la povertà. Che nessuno sia privo del
necessario e che a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà: questa
è la strada proposta. Già ai tempi del profeta Amos, era molto frequente l’avvertimento
di Dio: «Hanno venduto il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali […]
calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri e fanno deviare il cammino
dei miseri» (Am 2,6-7). Le grida che chiedono giustizia continuano ancor oggi".
Ha
poi sottolineato che chi ha un ruolo di guida "deve avere obiettivi concreti e ricercare
i mezzi specifici per raggiungerli, ma può esistere anche il pericolo della disillusione,
dell’amarezza, dell’indifferenza, quando le aspirazioni non si avverano". Quindi ha
richiamato la virtù dinamica della speranza che "ci spinge ad andare sempre oltre,
a impiegare tutte le energie e le capacità in favore delle persone per cui si opera,
accettando i risultati e creando condizioni per scoprire nuovi percorsi, donandosi
anche senza vedere risultati, ma mantenendo viva la speranza, con quella costanza
e coraggio che nascono dall'accettazione della propria vocazione di guida e leadership”.
Ha
poi sottolineato che "è proprio della leadership scegliere la più giusta delle opzioni
dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse per
il bene comune; per questa via si va al centro dei mali di una società per vincerli
con l’audacia di azioni coraggiose e libere". Il Papa ha rilevato che nella nostra
responsabilità, pur sempre limitata, è importante comprendere "tutta la realtà, osservando,
soppesando, valutando, per prendere decisioni nel momento presente, ma allargando
lo sguardo verso il futuro, riflettendo sulle conseguenze delle decisioni. Chi agisce
responsabilmente colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti
al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti,
dobbiamo cercarlo, dobbiamo inserirlo nella stessa società". E ha aggiunto: "Oltre
alla razionalità scientifica e tecnica, nella situazione attuale si impone il vincolo
morale con una responsabilità sociale e profondamente solidale”.
Per completare
la sua riflessione il Papa ha osservato: "oltre all’umanesimo integrale che rispetti
la cultura originale e alla responsabilità solidale, ritengo fondamentale per affrontare
il presente il dialogo costruttivo. Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta
c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni, il dialogo
nel popolo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti
alla verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze
culturali: cultura popolare, cultura universitaria, cultura giovanile, cultura artistica
e tecnologica, cultura economica e cultura familiare, e cultura dei media, quando
dialogano. È impossibile immaginare un futuro per la società senza un forte contributo
di energie morali in una democrazia che resti chiusa nella pura logica o nel mero
equilibrio di rappresentanza degli interessi costituiti".
Il Papa considera
in questo dialogo "fondamentale il contributo delle grandi tradizioni religiose, che
svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia.
Favorevole alla pacifica convivenza tra religioni diverse è la laicità dello Stato,
che, senza assumere come propria nessuna posizione confessionale, rispetta e valorizza
la presenza della dimensione religiosa nella società, favorendone le sue espressioni
concrete”. Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta
è sempre la stessa: dialogo, dialogo, dialogo. L'unico modo di crescere per una persona,
una famiglia, una società, l'unico modo per far progredire la vita dei popoli è la
cultura dell'incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e
tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio. L'altro ha sempre qualcosa da
darmi, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile, senza
pregiudizi. Questo atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi io lo definirei
come umiltà sociale, che è ciò che faviorisce il dialogo. Solo così può crescere una
buona intesa fra le culture e le religioni, la stima delle une per le altre senza
precomprensioni gratuite e in un clima di rispetto per i diritti di ciascuna. Oggi,
o si scommette sulla cultura del dialogo e dell'incontro, o tutti perdiamo, tutti
perdiamo; da qui si procede per un cammino fecondo e sicuro”.
Ha quindi concluso:
“Vi ringrazio per l'attenzione. Accogliete queste parole come espressione della mia
sollecitudine di Pastore della Chiesa e del rispetto e dell'affetto che nutro per
il popolo brasiliano. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire
una società più giusta non sono un sogno fantasioso, ma sono il risultato di uno sforzo
concertato di tutti in favore del bene comune. Vi incoraggio nel vostro impegno per
il bene comune, che richiede da parte di tutti saggezza, prudenza e generosità. Vi
affido al Padre del Cielo chiedendogli, per l'intercessione di Nostra Signora di Aparecida,
che riempia con i suoi doni ciascuno dei presenti, le rispettive famiglie e comunità
umane e di lavoro e, di cuore chiedo a Dio che vi benedica”.
Al termine dell'incontro
sono saliti sul palco alcuni indios dell'Amazzonia che hanno donato al Papa un copricapo
indiano che ha indossato.