Sudan: il Nord si islamizza, convertirsi al cristianesimo è sempre più pericoloso
La vita è sempre più dura per le minoranze religiose in Sudan, specialmente da quando
il Sud è diventato Stato indipendente, due anni fa. Da allora, il presidente sudanese,
Omar al-Barish, ha più volte espresso l’intenzione di rafforzare la sharia,
rendendo il Paese al 100% islamico (ora lo è al 98%). Così, è stata data una stretta
anche alla legge sull’apostasia – l’abbandono dell’islam e la conversione a un’altra
religione – che nel Paese è punibile con la pena di morte, anche se nessuno è stato
giustiziato per questo reato negli ultimi 20 anni. Ben 170 persone, però, sono state
arrestate con queste accuse tra il 2011 e il 2012. Alcune ong raccontano, attraverso
la Fides, soprattutto la storia di un cristiano dei Monti Nuba, portato in carcere
a Khartoum nel febbraio scorso e a lungo interrogato con l’accusa di essere uno dei
ribelli appostati nell’area, contro i quali il Paese sta conducendo da due anni una
campagna militare. Tutti i suoi beni e i suoi documenti sono stati confiscati ed è
stato costretto a rivelare i nomi dei suoi conoscenti convertitisi al cristianesimo.
Il gruppo "Barnaba team", da anni impegnato nella difesa dei cristiani e della libertà
religiosa nel mondo, conferma l’allarme sulla progressiva islamizzazione del Sudan,
dove le chiese vengono demolite, le scuole cristiane chiuse, i cristiani arrestati
o espulsi dai luoghi di lavoro, le pubblicazioni sequestrate. Nell’aprile scorso,
il governo aveva annunciato che non saranno più concesse autorizzazioni edilizie per
la costruzione di edifici ecclesiastici. (R.B.)