Presentata la 70.ma edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia, che si svolgerà al Lido dal 28 agosto all’8 settembre. Molti i Paesi invitati,
molti gli autori noti e molti i registi al loro esordio. Un unico tema declinato nei
diversi generi e stili: la crisi dell’uomo contemporaneo, l’immagine di una società
dal volto tragico. Il servizio di Luca Pellegrini:
La Biennale
di Venezia, che da settant’anni organizza la Mostra del Cinema, ha attraversato porzioni
significative di storia italiana, ne ha vissuto stagioni felici e momenti di crisi.
Riflettendo sul passato e sul presente, il suo presidente, Paolo Baratta, individua
la caratteristica principale che l’ha resa e mantenuta una delle Istituzioni più stimate
e seguite al mondo:
“Quello che si è riusciti a fare in tanti anni, valorizzando
e avvalendosi di tutta la storia che deriva da questi 70 anni, dalla Mostra del cinema
e ancora di più dalla lunga storia della mostra d’arte: facendo tesoro di questo,
si è potuti restare fedeli alla propria missione, rinnovando ogni anno il modo di
svilupparla. L’avere mantenuto alto non soltanto l’impegno organizzativo, gli investimenti,
le risorse, ma quella che io chiamo l’integrità dell’istituzione - e cioè la fedeltà
alla sua missione, a non lasciarsi distrarre da tentazioni possibili, dall’eventismo
di stampo commerciale - ha prodotto questo straordinario effetto: la stima e la fiducia
del mondo nell’istituzione culturale. La cultura produce nei confronti del resto del
sistema effetti che non sono facilmente misurabili. Quindi, la stima e la fiducia
che il mondo ha nei confronti dell’istituzione cultura sono la base assoluta perché
lo scambio possa continuare ad alto livello e continuare in modo efficace”.
Quanto
al cinema, è il direttore, Alberto Barbera, a parlare di Mostra che ha preso
coscientemente dei rischi. Con opere che avvicinano grandi autori come Gianni Amelio,
Terry Gilliam, Stephen Frears, Miyazaki, Tsai Ming-liang e Amos Gitai a giovani per
la prima volta in competizione, come la regista teatrale Emma Dante o il documentarista
Gianfranco Rosi o l’eclettico James Franco. Un cinema del XXI secolo, come conferma
il direttore della Mostra:
“Il cinema è un corpo esploso, frammentato, i
cui frammenti vanno un po’ in tutte le direzioni. E’ un cinema alla ricerca di un
nuovo equilibrio, di un nuovo paradigma. E’ un cinema che è sotto la spinta soprattutto
dell’evoluzione digitale da un lato e delle difficoltà economiche che caratterizzano
l’industria del cinema un po’ dappertutto. E’ un cinema che sta esplorando nuove modalità,
nuovi modelli, nuovi linguaggi, nuove estetiche, che sta segnando il passo, a volte
tentando un ritorno all’indietro, ma nello stesso tempo è un cinema che guarda al
futuro. Non è sicuramente un organismo morto o moribondo. E’ un organismo vitalissimo
che cerca di combattere la crisi, che cerca di trovare il modo di uscirne, di stabilire
nuovi paradigmi, di stabilire un nuovo rapporto con il pubblico. Allora, credo che
questo sia l’elemento determinante e l’elemento caratterizzante di questa Mostra,
imprevedibile in larga misura: è vero che ci sono alcuni grandi autori, alcuni nomi
attesi, ma è una Mostra un po’ inaspettata, fatta di esordienti, di talenti non ancora
conosciuti e riconosciuti, fatta di film che sulla carta è difficilissimo prevedere
cosa siano. E che saranno sorprese, perché anche quando pensi di immaginare cosa possano
essere, poi scopri che sono qualcos’altro”.
Cinema che esplora, amplifica,
racconta la crisi dell’uomo e della società contemporanei:
“Il cinema è
sempre stato in qualche modo l’antenna più sensibile, perché era la forma di comunicazione
più diffusa, più frequentata dal pubblico, dagli spettatori, che influenzava nel modo
più profondo e più intenso anche tutte le altre forme di espressione e di comunicazione.
Quindi, ha sempre avuto questo ruolo e oggi non lo ha perso, anche se ha perso la
centralità che possedeva nel sistema dei media. Però, continua a essere un punto di
riferimento. Il fatto che il cinema abbia mantenuto inalterata questa capacità di
riflettere, in un modo o nell’altro, di rispecchiare quello che sta succedendo nella
società contemporanea è un altro segnale di questa vitalità. Che poi questo rispecchiarsi
sia spesso drammatico, addirittura tragico, passi attraverso metafore, racconti e
situazioni estreme, radicali, provocatorie - che utilizzano elementi della cronaca
quotidiana come la violenza sulle donne, la violenza sui bambini, la necrofilia, la
prostituzione che sono temi con cui la cronaca ci obbliga a fare i conti tutti i giorni
- che li utilizzi all’interno di un contesto più profondo, più articolato che è di
riflessione, che è di approfondimento, che è di denuncia, questo è l’altro elemento
di grande interesse di questa Mostra”.