La favela abbraccia il Papa: fame di giustizia e fame di Dio. Il parrocco di Varginha:
"è stato speciale"
Grande accoglienza per il Papa ieri, nella favela di Varginha. Papa Francesco ha esortato
a impegnarsi per la giustizia sociale, perché ci sono ancora troppe disuguaglianze,
ma nello stesso tempo ha invitato a difendere la vita e la famiglia e a promuovere
la dimensione spirituale dell'essere umano. Commovente la sosta nella casa di una
famiglia della favela. Da Rio, Roberto Piermarini:
"Vocês não
estão sozinhos, a Igreja está com vocês, o Papa está com vocês... "Non siete
soli, la Chiesa è con voi, il Papa è con voi ...".
Così Papa Francesco
a Varginha, periferia Nord di Rio, una delle 700 favelas della metropoli. Un universo
di emarginazione e povertà, una delle "periferie del mondo" care al “dolce Cristo
in Terra”, come lo ha definito una giovane coppia nell’indirizzo di saluto. Nella
favela, tra casupole colorate, baracche e viuzze impervie tirate a lucido per l’occasione,
il Papa ha pregato commosso nella chiesetta di San Girolamo Emiliani, ha stretto mani,
ha benedetto bambini. E’ entrato in un’umile casa e, con la famiglia che lo ha accolto,
ha pregato ed ha posato per una foto.
“Padre Francesco!”, lo hanno acclamato
“gli ultimi di Varginha”, come i suoi poveri delle baraccopoli di Buenos Aires. E
il Papa, felice e a suo agio in questa realtà, ha esaltato la loro solidarietà, “una
parola – ha detto – spesso dimenticata o taciuta perché scomoda”:
"Não é
a cultura do egoísmo, do individualismo, que frequentemente regula... "Non
è la cultura dell’egoismo, dell’individualismo, che spesso regola la nostra società
quella che costruisce e porta ad un mondo più abitabile, ma la cultura della solidarietà;
vedere nell’altro non un concorrente o un numero, ma un fratello”.
“Solo
quando si è capaci di condividere ci si arricchisce veramente; tutto ciò che si condivide
si moltiplica! La misura della grandezza di una società è data dal modo con cui essa
tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà!”. Quindi, l’appello
a chi possiede più risorse e alle autorità a impegnarsi per la giustizia sociale:
“Non stancatevi di lavorare per un mondo più giusto e più solidale!”, ha detto:
"Ninguém
pode permanecer insensível às desigualdades que ainda existem... Nessuno
può rimanere insensibile alle disuguaglianze che ancora ci sono nel mondo!”.
Il
Papa ha poi incoraggiato gli sforzi della società brasiliana per integrare anche i
più sofferenti e bisognosi, attraverso la lotta alla fame e la miseria. Riprendendo
il Documento di Aparecida, in cui c’è la mano dell’allora cardinale Bergoglio, Papa
Francesco ha detto che la Chiesa difende i poveri “contro le disuguaglianze sociali
ed economiche che gridano al cielo” e che dare il pane a chi ha fame è un atto di
giustizia. Ma nel mondo c’è una fame più profonda, “la fame di una felicità che solo
Dio può sanare”. E ha ricordato i beni immateriali che reggono una nazione: come il
dono della vita, la famiglia, l’educazione integrale, la sicurezza. Infine, una parola
ai giovani a non scoraggiarsi anche davanti a ingiustizie e corruzione e a non perdere
la fiducia e la speranza. I poveri di Varginha, che dalla favela vedono all’orizzonte
le braccia spalancate del Cristo Redentore del Corcovado, oggi hanno ricevuto l’abbraccio
misericordioso del “dolce Cristo in Terra”.
Un commento a caldo, dopo la toccante
visita del Santo Padre nella favela di Varginha, è quello del parroco, padre Marcio
Queiroz, raccolta dal nostro inviato Roberto Piermarini:
R. - E’ stato
un qualcosa di molto speciale. Non solo il Santo Padre si è sentito a suo agio, ma
anche la gente: si è sentita molto amata e rispettata, nel senso proprio dell’attenzione
che lui ha dato a ciascuno di loro. Un qualcosa di molto, molto speciale!
D.
- Lei che è il parroco, cosa l’ha colpita di più del discorso del Papa?
R.
- La parola che mi è rimasta nel cuore è stata “solidarietà”. Quando lui richiamava
a questa solidarietà, a questa responsabilità che noi dobbiamo avere l’uno con l’altro.
Questo mi è rimasto in testa e nel cuore, anche per i suoi gesti e per le sue parole.
D.
- Che dono è stato fatto al Papa durante la visita?
R. - La comunità ha preparato
un quadro, utilizzando tutti materiali riciclabili: hanno realizzato il suo stemma.
Quando lo ha visto, abbiamo capito che è rimasto contento proprio per la creatività
e per le cose che erano lì e che parlavano, giustamente, della vita di quella comunità.
D. - La famiglia che ha ospitato il Papa - per poco tempo, ovviamente - nella
sua casa, quando è stata avvertita, come ha reagito?
R. - Sono stati avvertiti
ieri, verso la mezzanotte: ho telefonato per avvertirli. Sono rimasti molto contenti,
ma anche molto preoccupati. Essendo una famiglia molto grande vi erano anche familiari
che non abitavano lì, ma che erano venuti per questo momento, per la visita del Santo
Padre alla comunità. Sono rimasti tutti stupefatti… “Cosa facciamo? - mi hanno chiesto-
Ci sono tante persone?”. Ho detto loro: “Non fa niente. state tutti lì…”. E così è
stato. C’era una bambina di 15 giorni e c’era una signora di 93 anni: quindi il Santo
Padre ha potuto veramente visitare una famiglia numerosa, tipicamente brasiliana.
D. - Chi era, invece, la coppia che ha rivolto l’indirizzo di saluto al Papa?
R.
- Sono due giovani, figli della comunità: hanno vissuto tutta la loro vita lì, dando
la loro vita per la Chiesa. Sono catechisti e ora si sono sposati da circa 6-7 mesi.
Mi è sembrato proprio un modello molto bello da presentare, perché hanno avuto modo
di vivere tutta questa relazione con molta purezza, in accordo con quanto la Chiesa
chiede. Per loro non è mai stato pesante compiere la volontà di Dio. Ecco, perché
li ho scelti!
D. - Durante la visita del Papa abbiamo visto a Varginha i volontari
della favela collaborare con la Polizia. E’ cambiato il clima a Varginha?
R.
- Sì, sì. Abbiamo veramente una realtà molto diversa. Adesso, con queste parole del
Santo Padre, che ha giustamente parlato di questa pacificazione, credo che questo
sia molto importante. Deve nascere dentro ognuno di noi questa solidarietà: ritorno,
appunto, al discorso iniziale, chiedendo di vivere questa pacificazione che nasce
dal cuore di ognuno.
D. - Spenti i riflettori su Varginha, resteranno i problemi
delle favelas o le autorità dovranno fare qualcosa adesso?
R. - Sicuramente
le autorità hanno molto da fare. La gente è brava e fa già la sua parte, ma le autorità
adesso dovranno fare qualcosa. dovranno sicuramente ascoltare anche il Santo Padre,
che ha fatto loro un richiamo: ha espresso loro il suo desiderio di poter vedere delle
politiche pubbliche, che possano aiutare queste persone a superare questa condizione
di povertà.