Il Papa dell'Ospedale San Francesco: Chiesa vicina a chi lotta contro le dipendenze
Dal Santuario di Aparecida al “santuario della sofferenza umana”, così il Papa ha
definito l’Ospedale San Francesco d’Assisi di Rio de Janeiro, specializzato nella
cura delle dipendenze dall’alcool e dalla droga. Forte il monito, durante la visita
nella struttura, nei confronti dei “mercanti di morte”: “non è con la liberalizzazione
delle droghe”, ha detto il Papa, che si potrà ridurre la loro diffusione. Il servizio
di Benedetta Capelli:
In una Rio
de Janeiro piovosa splende il sorriso del Papa. Il viso è illuminato ma anche commosso
per i tanti abbracci ricevuti dai malati che lo hanno atteso all’ospedale San Francesco
d’Assisi. Saluti, strette di mano, migliaia di foto scattate al passaggio del Pontefice
che fa subito capire che la sua visita, inserita nel programma della Gmg per sua espressa
volontà, è nel segno della vicinanza e dell’affetto. “Vorrei abbracciare ciascuno
e ciascuna di voi, voi che siete la carne di Cristo” – dice il Papa – e abbracciare
“il fratello sofferente” ed “emarginato” è una delle necessità di oggi di fronte a
situazioni che richiedono “attenzione, cura e amore” eppure la nostra società è pervasa
dall’egoismo:
“São tantos os ‘mercadores de morte’ que seguem a lógica
do poder... “Quanti ‘mercanti di morte’ che seguono la logica del potere
e del denaro ad ogni costo! La piaga del narcotraffico, che favorisce la violenza
e semina dolore e morte, richiede un atto di coraggio di tutta la società. Non è con
la liberalizzazione dell'uso delle droghe, come si sta discutendo in varie parti dell’America
Latina, che si potrà ridurre la diffusione e l’influenza della dipendenza chimica”.
E’
dunque nella “maggiore giustizia”, nell’educazione dei giovani ai veri valori, nell’accompagnamento
di chi è in difficoltà che si costruisce la “speranza nel futuro”. “Abbracciare –
aggiunge il Papa – non è sufficiente”, bisogna tendere la mano a chi è caduto nel
buio della dipendenza ma poi il cammino ognuno deve farlo con le proprie forze:
“Você
é o protagonista da subida; esta é a condição imprescindível! “Sei protagonista
della salita; questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi
ti vuole aiutare, ma nessuno può fare la salita al tuo posto”.
Davanti
alla “traversata lunga e faticosa”, il Papa esorta a guardare avanti, a “non perdere
la speranza” ma anzi a farsi “portatore di speranza”. “In questo ospedale – aggiunge
– si fa concreta la parabola del Buon Samaritano”, attuale più che mai di fronte agli
sguardi indifferenti dell’uomo – denuncia il Papa - nei confronti dei poveri. “Qui
– prosegue - non c’è l’indifferenza, ma l’attenzione, non c’è il disinteresse ma l’amore”.
“E quero repetir a todos vocês que lutam contra a dependência “E
vorrei ripetere a tutti voi che lottate contro la dipendenza chimica, a voi familiari
che avete un compito non sempre facile: la Chiesa non è lontana dalle vostre fatiche,
ma vi accompagna con affetto. Il Signore vi è vicino e vi tiene per mano. Guardate
a Lui nei momenti più duri e vi darà consolazione e speranza. E confidate anche nell’amore
materno di Maria sua Madre”.
A conclusione della visita, il Papa ha rivolto
un breve saluto ai giovani italiani riuniti nell’arena di Maracanàzinho “per far festa”
e riflettere su Gesù e “le risposte che solo Lui sa dare agli interrogativi di fede
e di vita”:
“Fidatevi di Cristo, ascoltatelo, seguitene le orme. Non ci
abbandona mai, neanche nei momenti più bui della vita. E’ Lui la nostra speranza”.