2013-07-24 14:46:19

Appello della Santa Sede per la Siria: solo la pace ci rende tutti vincitori


In Siria continuano le tensioni, mentre una delegazione dell’Onu è entrata ieri a Damasco per indagare sull’uso di armi chimiche in questa sanguinosa guerra civile. Preoccupante la situazione ai confini con la Turchia, che ha indotto il premier di Ankara, Erdogan, a convocare un vertice di emergenza con ministri e intelligence per valutare i rischi a causa degli scontri avvenuti ieri tra militari e insorti. E la Siria è stata anche l’argomento al centro dell’intervento - nel dibattito aperto sul Medio Oriente - di mons. Francis Chullikatt, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu a New York. Il servizio di Roberta Barbi:RealAudioMP3

Un accorato appello alla comunità internazionale per fermare le violenze in Siria: la Santa Sede torna sul tema attraverso mons. Chullikatt, che nel suo intervento a New York esordisce citando il messaggio della prima Pasqua di Papa Francesco per la pace in Medio Oriente, e l’auspicio che i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi possano riprendere. Ma ora l’emergenza è la Siria, un popolo lacerato da una guerra senza fine: “Quanta sofferenza dovrà esserci ancora, prima che una soluzione politica venga trovata?”, si chiede il presule, che intende riportate l’attenzione del mondo sulle cifre impressionanti del conflitto: cinquemila morti al mese, quasi due milioni di rifugiati – il 10% della popolazione – nei Paesi confinanti e quattro milioni di sfollati interni; quasi sette milioni di persone, la maggior parte bambini, che hanno bisogno di tutto. Un’attenzione particolare, poi, per la comunità cristiana locale, che vive nell’insicurezza a causa dell’aumento di rapimenti e omicidi che non risparmiano neppure sacerdoti e vescovi, ma ci sono anche 60 chiese distrutte e il patrimonio artistico e culturale è messo fortemente a rischio. “Non ci può essere progresso sociale senza giustizia – ammonisce mons. Chullikatt – e senza il riconoscimento del ruolo delle minoranze etniche e religiose all’interno della società”. La richiesta è quindi di un’apertura al dialogo da entrambe le parti, perché “non ci può essere alcuna soluzione militare al conflitto siriano”. La guerra, in generale, non è un mezzo per risolvere i conflitti, che invece si possono appianare solo con la diplomazia, perché “la pace in Siria ci rende tutti vincitori, mentre il conflitto duraturo garantisce solo perdenti”.







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