Rapporto Caritas internationalis. Mons. Vitillo: solo la carità aiuta a supeare la
crisi
Viviamo in un mondo in cui ogni ora 300 bambini muoiono di malnutrizione e quasi un
miliardo di persone non accedono all’acqua potabile. Nello stesso tempo, ci sono 1.200
miliardari nel mondo, la più grande quantità mai registrata. Siamo scandalizzati da
questa diseguaglianza, ma anche speranzosi perché abbiamo gli strumenti per combatterla.
Così si esprime il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis,
nella presentazione del Rapporto dell’organismo per il 2012, in cui si segnalano i
risultati raggiunti, i nuovi scenari della povertà mondiale e le urgenze. Gabriella
Ceraso ne ha parlato con mons. Robert Vitillo, consigliere speciale sull'Aids
di Caritas:
R. - Nel 2012,
vi erano 44 appelli per rispondere a situazioni di emergenza in 34 Paesi del mondo.
La maggior parte delle risposte era per l’Africa, specialmente nel contesto del conflitto
della Repubblica Democratica del Congo, per la situazione di violenze contro le donne
e la fame in Africa Occidentale, ma anche la guerra in Siria e la ricostruzione dopo
il terremoto in Haiti.
D. - Ma il cuore dei vostri interventi nel 2012 è andato
soprattutto alla questione immigrazione e salute dei più piccoli, è cosi?
R.
- Sì, sicuramente attenzione alle persone che migrano, promuovendo anzitutto i loro
diritti, specialmente nel campo delle badanti che migrano da un Paese a un altro in
cerca di lavoro. Ma anche attenzione alla situazione delle vittime della tratta e
di quei migranti che rimangono bloccati a una frontiera e non possono passare all’altra,
per esempio in America Latina, come pure i rifugiati che rimangono bloccati in Libano
o in Giordania a causa della guerra in Siria. Abbiamo anche fatto molto nel campo
sanitario. A livello internazionale, difendiamo i diritti dei malati per l’accesso
ai medicinali e anche per l’accesso ai programmi che prevengono le malattie, cercando
di prevenire specialmente il passaggio del virus Hiv dalla madre al bambino.
D.
- Il presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Maradiaga, scrive nella presentazione
del Rapporto: “Fornire un aiuto non è sufficiente, bisogna rompere il ciclo della
povertà”. Questo che significa? Cosa fare?
R. - Promuovere la giustizia, prevenire
queste emergenze, promuovere uno sviluppo più equo. Ci sono i soldi da poter distribuire
in questo mondo, ma adesso sono mal distribuiti.
D. - Le ingiustizie, dunque,
e le disuguaglianze sono il primo problema. Ancora, leggo dall’introduzione che “un
altro grosso ostacolo è la crescita del secolarismo nei Paesi più ricchi: non credere
in Dio non lascia spazio alla carità”…
R. - Sì. La carità, la pratica della
carità, fa parte dell’evangelizzazione. E’ il testimonie diretto della nostra fede
in Gesù Cristo, della dignità umana che è dono di Dio.
D. - Quindi, se lei
dovesse esprimere il pensiero principale di questo lavoro del 2012, cosa può insegnarci
quanto fatto e quanto ancora resta da fare?
R. - Molte organizzazioni dell’Onu
e molti governi sono focalizzati sull’economia: ma più di questo dobbiamo promuovere
la dignità della persona umana, la sacralità della vita umana e anche fare attenzione
allo sviluppo sociale, aiutando le persone marginalizzate a sentirsi con una dignità
data da Dio.