Elezioni in Giappone: la politica espansiva premia Shinzo Abe
Netta affermazione della coalizione del premier, Shinzo Abe, alle elezioni per la
Camera alta tenutesi domenica in Giappone. A soli sei mesi dalla conquista del Senato,
il partito liberaldemocratico, insieme all’alleato New Komeito, controlla ora entrambi
i rami del parlamento e rilancia la piena attuazione della cosiddetta "Abenomics":
riforme istituzionali e misure espansive per spingere il Paese fuori dalla stagnazione
economica. Per un’analisi del risultato elettorale, Marco Guerra ha intervistato
Leonardo Becchetti, docente di economia politica all’Università Tor Vergata:
R. - L’abilità
di Abe è stata quella di mettere al centro della propria politica un forte tentativo
di rilanciare domanda e di sostenere l’economia; e questo è stato premiato dagli elettori.
Le politiche espansive hanno il sostegno dell’elettorato, si capisce che sono politiche
per la gente, per cercare di far ripartire l’economia e per lottare contro la disoccupazione.
Il problema è ovviamente quello della loro sostenibilità nel tempo.
D. - Con
il controllo di entrambe le camere, Abe promette un’accelerazione sulle politiche
economiche. Cosa dobbiamo aspettarci?
R. - Credo che lui continuerà sulla strada
già intrapresa, che è stata una strada particolarmente energica: ha raddoppiato l’offerta
monetaria per far uscire il Paese dalle “secche” di una lunga recessione. Ora questa
politica conta sul fatto che poi il debito pubblico del Giappone è sì altissimo, ma
può contare sul fatto che gran parte di questo debito è posseduto dai giapponesi stessi
che non hanno nessun interesse a fare speculazione e a mandare in fallimento lo Stato.
Quindi, tra l’estremo di Abe e quello invece che guarda solo al rigore del bilancio
della Germania, sicuramente c’è una via di mezzo, c’è una virtù di mezzo che andrebbe
probabilmente perseguita. Quindi, la lezione di queste elezioni spero spinga le politiche
europee ad essere un po’ più coraggiose.
D. - Abe è considerato un nazionalista
e non ha mai nascosto la volontà di ridare dignità alle forze armate. Sul piano dei
rapporti regionali con Cina e Corea, quale sarà la linea?
R. - Su questo si
spera che si prosegua su una strada di integrazione regionale e di pacificazione.
Nessuno vuole tornare ai vecchi fantasmi e da questo punto di vista bisogna dire che
anche la Cina ha avuto un atteggiamento sempre molto prudente; non ha mai mostrato
i muscoli a livello internazionale di grande potenza. Quindi, la speranza è che non
ci sia nessun rigurgito e rinascita dei nazionalismi.