Filippo è il nuovo re del Belgio, il padre Alberto II ha abdicato
Grande festa a Bruxelles per l’incoronazione del nuovo re del Belgio. Filippo succede
al padre Alberto II, che ha rinunciato al trono stamattina dopo 20 anni di regno.
“Filippo tu hai le qualità di cuore e di intelligenza per servire il nostro Paese
nelle tue nuove responsabilità”, ha ricordato il sovrano 79enne, commosso nel suo
discorso di abdicazione. Poi la cerimonia in Parlamento, l’abbraccio con la folla
dal balcone del Palazzo reale quindi in serata la parata ufficiale. Dagli Stati Uniti
sono giunti gli auguri del presidente Obama. Il servizio di Michele RaviartIl servizio
di Michele Raviart:
Il settimo re
del Belgio è stato salutato da due colpi di cannone e ha giurato davanti al Parlamento
riunito. Ha parlato in olandese, francese e tedesco – le tre lingue ufficiali – e
si è impegnato a rispettare la Costituzione e a “difendere l’indipendenza nazionale
e l’integrità del territorio”. Filippo, 53 anni, sposato con Mathilde, la prima regina
di origine belga nella storia del Paese, regnerà infatti su un Paese sempre più diviso
tra il nord fiammingo e il sud francofono. Lo ha ricordato più volte lo stesso Alberto
II, sia stamattina, dopo il “Te Deum” nella cattedrale di Bruxelles – che ha preceduto
l’abdicazione formale nel Palazzo reale - sia ieri sera, parlando per l’ultima volta
alla tv nazionale: “dobbiamo essere uniti nella diversità, perché il nostro Paese
sia un esempio per l’Europa”. Un messaggio rivolto soprattutto ai fiamminghi - il
60% della popolazione – che spinge sempre più per la secessione, tanto che alcuni
partiti separatisti hanno boicottato la cerimonia di incoronazione. Il regno di Alberto
II è stato segnato negli ultimi anni da una grande instabilità politica, tanto che
è stato necessario un anno e mezzo prima di trovare l’accordo per la formazione del
governo, presieduto da due anni dal socialista Elio Di Rupo.
Su questa
storica giornata, ascoltiamo la riflessione di padre Tommy Scholtès, portavoce
della Conferenza episcopale belga, al microfono di Marie Duhamel:
R.
– Je crois que le Pays tout entier rend hommage au roi Albert II et lui est … Credo
che tutto il Paese renda omaggio a re Alberto II e gli sia riconoscente. Credo che
la riconoscenza sia sostanzialmente per il dono dell’umanità, della diplomazia, della
sua gestione della cosa pubblica e dello Stato in un Paese, il Belgio, che non è stato
sempre facile governare. La personalità del re è stata – in ragione di questa sua
umanità, direi addirittura della sua bonarietà, della sua semplicità – un fattore
d’unità che è stato molto importante per il Paese; e i vescovi, ovviamente, gli sono
profondamente riconoscenti per avere dato un considerevole contributo.
D. –
Lei sta facendo riferimento a momenti precisi, durante il suo regno …
R. –
Mais je pense en particulier à la dernière période, ou le gouvernement a été … Penso
in particolare all’ultimo periodo, quando il governo si è trovato in una situazione
molto delicata e il Paese è venuto a trovarsi senza governo per oltre 500 giorni,
ed è un tempo molto lungo! Penso che sia stata la diplomazia del re insieme al fatto
di avere dato una possibilità ad ogni partito politico, qualsiasi esso fosse, di formare
un governo; la pazienza de re che ha fatto sì che si potesse evitare la crisi totale.
D.
– Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa, invece? Sappiamo che Baldovino era
un cattolico molto impegnato. Con Alberto, è stata la stessa cosa? I rapporti con
la Chiesa erano buoni?
R. – Les relations avec l’Eglise ont toujours été très
bonnes, et à titre personnel … I rapporti con la Chiesa sono sempre stati molto
buoni; personalmente, re Alberto è un cattolico praticante. Nel 1985 – ormai non è
più un segreto – c’è stata una riconciliazione nella coppia reale che aveva vissuto
un periodo difficile al suo interno; penso che tutti siano stati felici di poter assistere
a questa riconciliazione e alla pratica cristiana nella vita del re. Dall’altro canto,
era necessario lasciare il re nella sua condizione di capo di Stato, di non dare l’impressione
all’opinione pubblica che egli potesse essere gestito da chicchessia: i politici non
l’avrebbero accettato. Era quindi necessario che ci fosse una buona collaborazione
insieme a una effettiva indipendenza del re, affinché egli potesse esercitare la sua
funzione nei riguardi di tutti i belgi, comprese le persone di origine straniera che
vivono sul territorio e che, ovviamente, in Belgio non sono tutti cattolici, anzi
…
D. – A livello personale e politico, come ha vissuto alcuni passaggi delicati
dal punto di vista etico?
R. – Mais, je pense qu’il aie vécu la situation en
manière différente de son frère … Credo che abbia vissuto la situazione in maniera
diversa rispetto a suo fratello Baldovino. Baldovino era stato messo nell’impossibilità
di regnare a causa della legge sull’aborto; oggi, nel momento della firma della legge
sull’eutanasia e di quella sui matrimoni omosessuali – anche se questo non riguardava
la vita strettamente personale del re – considerando che le istituzioni politiche
avevano votato a maggioranza, egli aveva accettato di promulgare le leggi nel rispetto
della democrazia del Paese, e credo che abbia vissuto questi eventi in maniera diversa.
Se re Alberto avesse deciso di agire in maniera diversa, la monarchia stessa sarebbe
stata messa seriamente in pericolo.