A Rio de Janeiro è tutto pronto per ricevere il Papa. Una città stupenda tanto da
far dire al beato Giovanni Paolo II che solo un “architetto divino poteva crearla"
confermando quanto dicono i brasiliani che Dio creò il mondo in sei giorni ed il settimo
lo dedicò a far nascere Rio. Ma la città carioca è anche una metropoli dai grandi
contrasti. Il servizio di Roberto Piermarini:
Quando si parla
della “Cidade Maravilhosa” si pensa subito al mare, alla spiaggia di Copacabana, al
Pan di zucchero, al Cristo Redentore sul Corcovado, ai grattacieli che si specchiano
sulla baia. Ma c’è l’altra Rio, che si cerca di non guardare mai, ma che esiste. E’
la Rio delle favelas. Una realtà che la Chiesa non ha voluto mai nascondere: con Giovanni
Paolo II che nell’80 visitò quella di Vidigal mentre Papa Francesco nel suo pellegrinaggio
a Rio ha voluto inserire – il 25 luglio - la visita alla favelas di Varginha. Di favelas
a Rio se ne contano almeno 700 ma nessuno ne conosce il numero preciso. Sono aggrappate
ai “morros”, le decine e decine di colline che circondano la città e vi abitano –
tra casupole colorate, reticoli di viottoli, fili della luce, antenne e parabole –
un milione e mezzo di persone. Un universo guardato con diffidenza dalla city, dalla
metropoli dei grattacieli, degli hotel extralusso e delle spiagge da sogno. Esistono
due Rio: quella bassa – dove paradossalmente vive la classe medio-alta – che vede
le favelas come un concentrato di criminalità, violenza, narcotraffico e miseria;
e quella alta dei “morros” che considera il resto della città un mondo incomprensibile
e nemico. Gli abitanti delle favelas non amano chiamarle così, neppure baraccopoli,
ma parlano di “comunità” dove non c’è solo criminalità e miseria, ma una popolazione
di lavoratori che vive in quelle aree perché è l’unico posto dove possono permettersi
di pagare un affitto. Nel 2008 in vista dei grandi eventi brasiliani come la Gmg,
i Mondiali di calcio e le Olimpiadi, il governo ha compiuto un’opera di “bonifica”
dalla criminalità inviando nelle favelas, corpi speciali delle Forze dell’ordine che
dopo aver dato la caccia ai narcos, installano unità di polizia che interagiscono
con la popolazione per migliorarne il clima. Il governo entro il 2016 conta di bonificare
una quarantina di favelas. Ora però – secondo la Chiesa - in quello che era un microcosmo
che funzionava seppure nell’illegalità, lo Stato deve fornire servizi: scuole, acqua
potabile, aiuti per l’occupazione. Solo così si potrà avere un progetto in grado di
fornire assistenza nei quartieri dei “morros”, non più considerati una malattia, ma
una parte integrante di Rio. Dall’alto del Corcovado, il Cristo redentore con le sue
braccia aperte, sembra voler invocare l’unità tra le due anime della città.