Israele libererà alcuni detenuti palestinesi in vista della ripresa dei negoziati
di pace
Ci sono voluti sei viaggi del segretario di Stato americano Kerry in Medio Oriente,
ma alla fine il risultato tanto atteso è arrivato: la settimana prossima a Washington
dovrebbero riprendere i negoziati di pace israelo-palestinesi. A comunicarlo lo stesso
capo della diplomazia statunitense, il quale ha sottolineato che restano ancora tutti
da definire i dettagli. In questo contesto Israele ha reso noto che saranno liberati
prossimamente alcuni detenuti palestinesi. Sulla possibile ripresa dei negoziati,
Salvatore Sabatino ha intervistato Eric Salerno, esperto dell’area:
R. - Direi
che è importante per Kerry non andare via dal Medio Oriente a mani vuote. E’ presto
per sapere se questo inizio eventuale di un negoziato servirà a portare a un negoziato
serio e a un risultato, di conseguenza, serio.
D. - Ancora tutti da definire
sono i dettagli. Quali sono gli elementi che potrebbero far fallire questo colloquio?
R.
- Sicuramente potrebbero fallire i negoziati se i palestinesi insisteranno apertamente
sui confini, sul definire i confini e poi sulla definizione di quello che sarà il
risultato finale per Gerusalemme. Se invece prendono le cose un po’ alla larga, può
darsi che si potrà avviare un negoziato a tappe, con delle concessioni - da una parte
e dall’altra parte - per creare un clima di maggiore fiducia.
D. - Non è da
sottovalutare nemmeno la netta bocciatura di Hamas: Abu Mazen - ha riferito il portavoce
del movimento - non ha alcuna legittimità a trattare per conto del popolo palestinese.
Questo potrebbe complicare le cose?
R. - Non so, perché in questo momento Hamas
è estremamente debole. Abbiamo visto cosa è accaduto in Egitto: Hamas è il figlio
minore dei Fratelli musulmani: in questo momento, perdendo quindi il padre che era
a capo del governo in Egitto, perde anche un grande sostenitore.
D. - Anche
gli israeliani hanno messo le mani avanti: “ci vorranno mesi - hanno detto - per superare
il trauma di settembre dell’anno scorso, quando i palestinesi ottennero dall’Assemblea
generale dell’Onu il riconoscimento di Stato osservatore”...
R. - Io non credo
che questo sia il problema. Gli israeliani mettono le mani avanti sempre! E’ un negoziato
che non piace loro. C’è una fetta importante della società israeliana che vuole la
pace, ma c’è anche una fetta importante che non vuole questo tipo di soluzione: uno
Stato palestinese accanto ad Israele, che con tutte le concessioni che questo dovrebbe
comportare.
D. - Di fatto la settimana prossima a Washington sono attesi il
collaudato negoziatore palestinese Saeb Erekat e - particolare non irrilevante - il
ministro israeliano della giustizia, la signora Livni. Che tipo di novità potrebbe
portare la sua presenza?
R. - Direi poco, perché oggi come oggi lei rappresenta
soprattutto l’ala moderata di un governo sempre più spostato a destra. E’ vero che
Netanyahu potrebbe anche arrivare alla pace con i palestinesi, scaricando tutta la
destra e facendo un giorno affidamento su tutti gli altri partiti, compreso - diciamo
- il centrosinistra, ma oggi come oggi Livni rappresenta, tutto sommato, soltanto
una fetta molto debole del governo israeliano.