2013-07-20 14:24:14

Israele libererà alcuni detenuti palestinesi in vista della ripresa dei negoziati di pace


Ci sono voluti sei viaggi del segretario di Stato americano Kerry in Medio Oriente, ma alla fine il risultato tanto atteso è arrivato: la settimana prossima a Washington dovrebbero riprendere i negoziati di pace israelo-palestinesi. A comunicarlo lo stesso capo della diplomazia statunitense, il quale ha sottolineato che restano ancora tutti da definire i dettagli. In questo contesto Israele ha reso noto che saranno liberati prossimamente alcuni detenuti palestinesi. Sulla possibile ripresa dei negoziati, Salvatore Sabatino ha intervistato Eric Salerno, esperto dell’area: RealAudioMP3

R. - Direi che è importante per Kerry non andare via dal Medio Oriente a mani vuote. E’ presto per sapere se questo inizio eventuale di un negoziato servirà a portare a un negoziato serio e a un risultato, di conseguenza, serio.

D. - Ancora tutti da definire sono i dettagli. Quali sono gli elementi che potrebbero far fallire questo colloquio?

R. - Sicuramente potrebbero fallire i negoziati se i palestinesi insisteranno apertamente sui confini, sul definire i confini e poi sulla definizione di quello che sarà il risultato finale per Gerusalemme. Se invece prendono le cose un po’ alla larga, può darsi che si potrà avviare un negoziato a tappe, con delle concessioni - da una parte e dall’altra parte - per creare un clima di maggiore fiducia.

D. - Non è da sottovalutare nemmeno la netta bocciatura di Hamas: Abu Mazen - ha riferito il portavoce del movimento - non ha alcuna legittimità a trattare per conto del popolo palestinese. Questo potrebbe complicare le cose?

R. - Non so, perché in questo momento Hamas è estremamente debole. Abbiamo visto cosa è accaduto in Egitto: Hamas è il figlio minore dei Fratelli musulmani: in questo momento, perdendo quindi il padre che era a capo del governo in Egitto, perde anche un grande sostenitore.

D. - Anche gli israeliani hanno messo le mani avanti: “ci vorranno mesi - hanno detto - per superare il trauma di settembre dell’anno scorso, quando i palestinesi ottennero dall’Assemblea generale dell’Onu il riconoscimento di Stato osservatore”...

R. - Io non credo che questo sia il problema. Gli israeliani mettono le mani avanti sempre! E’ un negoziato che non piace loro. C’è una fetta importante della società israeliana che vuole la pace, ma c’è anche una fetta importante che non vuole questo tipo di soluzione: uno Stato palestinese accanto ad Israele, che con tutte le concessioni che questo dovrebbe comportare.

D. - Di fatto la settimana prossima a Washington sono attesi il collaudato negoziatore palestinese Saeb Erekat e - particolare non irrilevante - il ministro israeliano della giustizia, la signora Livni. Che tipo di novità potrebbe portare la sua presenza?

R. - Direi poco, perché oggi come oggi lei rappresenta soprattutto l’ala moderata di un governo sempre più spostato a destra. E’ vero che Netanyahu potrebbe anche arrivare alla pace con i palestinesi, scaricando tutta la destra e facendo un giorno affidamento su tutti gli altri partiti, compreso - diciamo - il centrosinistra, ma oggi come oggi Livni rappresenta, tutto sommato, soltanto una fetta molto debole del governo israeliano.







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