Col Nabucco di Verdi al via il Macerata Opera festival sul tema " Muri e divisioni"
C'era anche il presidente della Camera Boldrini ieri sera al debutto della 49° edizione
del Macerata Opera Festival che ha scelto come tema ”Muri e divisioni”, per lanciare
un forte appello alla costruzione di un mondo più solidale. In scena il Nabucco di
Giuseppe Verdi, in replica il 26/07 - 2,4,9/08, un affresco della schiavitù del popolo
Ebraico in terra babilonese, ma anche una pagina dedicata a Gerusalemme e al contrasto
tra popoli che in Medio Oriente è tutt’altro che superato. E’ questa la lettura che
ne dà il regista Gabriele Vacis, per anni in Palestina. Gabriella Ceraso
lo ha intervistato:
R. – E’ stato
molto importante il mio lavoro al Palestinian National Theatre, perché mi ha permesso
di vivere a Gerusalemme, rendendomi così conto anche della violenza quotidiana che,
purtroppo, si vive in generale in Israele e in Palestina. Come si incrocia tutto questo
col Nabucco? Nabucco racconta di due mondi; racconta di un popolo oppresso, che per
Verdi naturalmente era l’Italia di quel momento, e per contro racconta di un mondo
di potenti, tutto teso alla ricerca del potere e della ricchezza. Credo che oggi che
dovessimo pensare a qualcuno che ha il diritto di cantare “Va’ pensiero” sono i popoli
che si presentano invece che sulle sponde dell’Eufrate, come accade nel Nabucco, si
presentano sulle sponde del Mediterraneo. Il mio “Va’ pensiero”è un “Va’ pensiero”
fatto di immigrati che cercano di attraversare questo mare così pericoloso per arrivare
magari a Lampedusa o a Porto Palo, pieni di speranza. Da questo punto di vista credo
che quello che succede oggi sia molto vicino a quello che ci voleva raccontare verdi
e che poi sono le storie bibliche, sono le grandi migrazioni bibliche.
D.
– Il messaggio finale che prevale in questa opera, qual è?
R. – C’è questa
conversione finale di Nabucco, cioè del potente, che io ho rappresentato con grande
comprensione e con grande speranza. Io spero che ci sia una presa d’atto che i poveri
sono sempre più poveri e i ricchi sono sempre più ricchi. Quindi speriamo che ci sia
una qualche redenzione da parte di chi accumula, da parte dei potenti.
D.
– Faceva cenno alla struttura proprio fisica dello sferisterio di Macerata, con questa
lunghissima parete che evoca anche il muro che si sta costruendo in Israele. Ma ci
sarà anche qualcos’altro a campeggiare e a ricordare Gerusalemme e la Terra Santa?
Ho letto di una mappa animata: è così?
R. – Sì. Sono rimasto molto colpito
da un episodio che succede a Gerusalemme. Quando c’è qualche tafferuglio, quando ci
sono disordini, la prima cosa che succede nei Territori è che manca l’acqua, tolgono
l’acqua… Allora ho pensato alle parole di Vandana Shiva, una filosofa e una sociologa
indiana che dice che “le guerre del futuro si combatteranno per l’acqua“. Quindi la
mia Gerusalemme è una Gerusalemme fatta tutta di bottiglie, di recupero tra l’altro.
Così come i muri di Babilonia sono di bottiglioni, quelli che utilizziamo per bere
l’acqua negli uffici e che ci ricordano che dobbiamo avere cura della terra e dobbiamo
avere cura dell’acqua, di tutti i beni che ci sono stati donati.
D. – Quindi
cura del Creato e anche contrasto all’individualismo, perché il muro è sempre un volersi
chiudere in sé…
R. – Certo, certo! Non so se è chiaro nella percezione della
gente in Italia o in Europa, ma il muro che si sta costruendo in Israele tra Israele
e i Territori palestinesi, la Cisgiordania, ormai è lungo quasi 7-800 chilometri.
Noi parliamo spesso di “presente liquido”, perché la comunicazione e Internet ci permettono
di comunicare più facilmente, eppure allo stesso tempo si costruisce un muro che credo
sia uno dei più lunghi del mondo!