21 anni fa la strage di via d'Amelio. Palermo ricorda
L’esempio e l’eredità che Paolo Borsellino ci ha lasciato sono oggi alla base delle
iniziative contro ogni forma di violenza e di insidiosa infiltrazione della criminalità
organizzata”. E’ un passo del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano a Manfredi, figlio del giudice che 21 anni fa, insieme agli agenti di scorta
Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li
Muli, perse la vita nella strage di via D’Amelio. Fitto il calendario delle manifestazioni
a Palermo per ricordare le vittime di questa strage sulla quale non è stata ancora
fatta piena luce. Alessandra Zaffiro:
Il ventunesimo
anniversario della strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino
e cinque agenti di scorta rappresenta una doppia ferita, sempre aperta: la perdita
di sei servitori dello Stato e il non essere riusciti a ricostruire per intero questo
eccidio. “Pretendiamo di sapere chi nelle istituzioni - ha detto Rita Borsellino,
sorella del giudice - ha operato perché la verità non venisse fuori nella sua interezza.
A chi è servito e oggi ancora serve tutto questo e perché. Senza risposte a queste
domande non possiamo neppure piangere i nostri morti”. “Sarà la mafia a uccidermi,
ma sarà qualcun altro a volerlo”, disse una volta Borsellino. Per il procuratore generale
di Palermo, Roberto Scarpinato, intervenuto oggi alla commemorazione al palazzo di
giustizia, la domanda da porre è: “Chi erano i potenti davanti ai quali Paolo si sentiva
senza scampo e di cui, probabilmente, ha lasciato traccia nell’agenda rossa?”. Quell’agenda
rossa, sparita nel nulla, è per Scarpinato il “promemoria dell’indicibile”, dove “aveva
segnato nomi e cose che aveva scoperto poco prima di essere ucciso”. Nel giorno del
dolore, via D’Amelio è stata animata da percorsi di legalità per i bambini, dibattiti
e interventi di magistrati. Alle 16.58, ora della strage, un minuto di silenzio. Poi,
l’Inno di Mameli e un lungo applauso.