Gmg. Tra tre giorni il Papa a Rio de Janeiro per rilanciare la speranza tra i giovani
Tre giorni separano Papa Francesco dalla partenza per Rio de Janeiro. Mentre i giovani
della Giornata Mondiale della Gioventù affluiscono nella metropoli carioca e la macchina
organizzativa si mette in moto, torna vivo il ricordo della prima volta che il Papa,
eletto da pochi giorni, dava appuntamento a ragazze e ragazzi nella città di Rio.
Alessandro De Carolis ricorda nel suo servizio quella giornata:
La Domenica
del 24 marzo di quest’anno ha la luce tersa e freddina di un sole d’inizio primavera
e non i riflessi dorati che scaldano la celebre striscia di sabbia tropicale, dove
terra e mare si disputano a perdita d’occhio il mobile confine tra i loro regni. Anche
il Cristo che domina dall’alto a segnare il confine tra il mondo di Dio e quello degli
uomini non ha la testa eretta e le braccia spalancate, ma guarda in giù stringendo
a Sé la Croce. Eppure, senza essere Copacabana, il 24 marzo in Piazza San Pietro,
Domenica delle Palme, anticipa di quattro mesi praticamente esatti quella che sarà
la scena del primo grande “abbraccio” della Gmg di Rio de Janeiro, il 25 luglio. Punto
di raccordo, qui come là, sono il Papa e le migliaia di giovani che lo ascoltano davanti
alla Basilica, mischiati tra i 200 mila della folla. Francesco, Papa da 11 giorni,
ha un pensiero, il primo tutto per loro, che vibra del calore e della carica spirituale
e umana che il mondo sta imparando a conoscere:
“Cari giovani, vi ho visto
nella processione, quando entravate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando
i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia
di essere con Lui! Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate
la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre:
un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore
non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo
e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna
a servire, ad amare”.
I giovani portano la gioia e insegnano ad amare Gesù
con cuore giovane. Ma quella gioia, spiega Papa Francesco, non ha niente a che fare
con i vantaggi di un’anagrafe spensierata e le sue beate conseguenze:
“La
nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato
una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai
soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con
problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti!”.
Ed
è qui, quando non si capisce più quale sia la strada giusta che – osserva il Papa
– “viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente
ci dice la sua parola”:
“Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo,
seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue
spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro
mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza!
Quella che ci dà Gesù”.
Papa Francesco si congeda dai giovani, lo sguardo
già oltreoceano, al Cristo di Rio de Janeiro:
“Vi do appuntamento in quella
grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre
comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani
devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio
di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per
portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani”.