Onu: in Siria muoiono 5 mila persone al mese, crescono i profughi
La crisi in Siria peggiore perfino del genocidio in Rwanda: è drammatico il bilancio
delle Nazioni Unite, che riferiscono di 5.000 morti al mese e di quasi un milione
e 800 mila profughi in fuga. A pagare il prezzo più alto è Aleppo. Aumenta intanto
la pressione ai confini con la Siria, tanto che l’Onu chiede ai Paesi limitrofi di
non chiudere le frontiere. Dalla Turchia, il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo
I, ricorda i due vescovi sequestrati in Siria. Il servizio di Roberta Barbi:
Cinquemila morti
al mese, e quasi due milioni di persone in fuga: dopo più di due anni di guerra, il
conflitto in Siria sta subendo un drammatico deterioramento secondo l’Onu che dal
Palazzo di Vetro a New York lancia l’appello ai Paesi limitrofi affinché non chiudano
le frontiere e consentano il passaggio dei profughi. In Iraq se ne trovano circa 160
mila, ma il Paese ha bloccato la frontiera dopo l’intensificarsi degli scontri settari
e lo stesso ha fatto l’Egitto, alle prese con un proprio conflitto interno, dove ce
ne sono 90 mila, mentre Turchia e Giordania insieme ne ospitano quasi un milione.
E la pressione ai confini si fa più forte, soprattutto in Libano dove ieri un convoglio
con a bordo miliziani di Hezbollah è stato attaccato da uomini armati vicino Masnaa,
mentre nel sud oggi un alto funzionario siriano è stato ucciso. Nella città turca
di frontiera, Ceylanpinar, due giovani sono morti colpiti da proiettili vaganti provenienti
dal lato siriano, mentre si moltiplicano gli scontri tra la comunità curda e i gruppi
jihadisti affiliati ad al Qaeda. Infine, un gruppo di ribelli anti-Assad si è infiltrato
in queste ultime ore in un avamposto israeliano non presidiato nelle alture del Golan:
è la prima volta che succede dall’inizio della guerra civile.