2013-07-17 15:19:57

Egitto: giura il nuovo governo, escluse le forze islamiche


L’Egitto ha un nuovo governo. Martedì il giuramento della squadra guidata dal premier, Hazem al-Beblawi, e composta da 34 ministri, nessuno appartenente ai Fratelli Musulmani che, dal canto loro, chiedono all’Ue di indagare sul “golpe militare”. Nell’esecutivo ci sono infatti, tre donne, tre copti, diversi tecnici ma nessun islamista. La scorsa notte, intanto, sono ripresi gli scontri tra sostenitori dell’ex presidente Morsi e le forze dell’ordine: due i morti e oltre 400 gli arresti. Sulle prospettive e le sfide che attendono il nuovo esecutivo Marco Guerra ha intervistato Silvia Colombo, ricercatrice dell'Istituto Affari Internazionali:RealAudioMP3

R. - Il fatto che sia stato creato questo governo a distanza di poco tempo dalla caduta di Morsi, è un buon segnale che indica che il Paese comunque deve andare avanti e che appunto c’è la voglia di farlo proseguire lungo il processo di transizione. Chiaramente, le incognite sono molteplici; in primo luogo, il fatto che il Paese è più polarizzato che mai. Continuano gli scontri, continuano i morti nelle strade e il dialogo tra le due parti in campo sembra non essere ancora decollato. Quindi tutto ciò avrà fortissime ripercussioni, soprattutto nel breve periodo, su quella che è la Road Map che dovrà essere implementata dal nuovo governo e sulle prospettive di stabilizzazione, di successo di questo governo. Sarà importante vedere anche quale impostazione verrà data a quella che è la domanda principale che continua a provenire dalla piazza, dagli attivisti, cioè la richiesta di maggiore inclusività, maggiore giustizia e chiaramente anche un miglioramento delle condizioni economiche.

D. - Che posizione avrà il nuovo esecutivo nei delicati equilibri del Medio Oriente? Si inserisce in una linea di continuità o avrà elementi di rottura?

R. - Il nuovo governo è composto principalmente da tecnici ed è molto incentrato su quelle che sono le condizioni e la situazione domestica del Paese. Si inserirà in una linea di continuità rispetto al governo precedente, anche perché la situazione nel Medio Oriente è, sì, molto convulsa, molto complicata, - soprattutto per quanto riguarda la questione siriana - ma l’Egitto aspira a rimanere un pilastro di stabilità nella regione. Gli attori esterni stanno cercando di puntellare il ruolo dell’Egitto in questa direzione: si pensi, per esempio, al ruolo dell’Arabia Saudita e degli altri Paesi del Golfo, ma si pensi anche al ruolo degli Stati Uniti, che comunque hanno confermato il loro sostegno ai militari e che quindi, di fatto, guardano verso la direzione di una continuità.

D. - L’esclusione dei Fratelli musulmani e dei salafiti non rischia di essere un messaggio molto pericoloso per l’anima più islamista del Paese?

R. - Ci si aspettava una maggiore apertura, una mano tesa nei confronti di quella parte della popolazione e della classe politica che si è sentita esclusa ed estromessa dal futuro politico dell’Egitto. Bisogna vedere, appunto, quali ripercussioni potrà avere questo fatto proprio a livello di crescente distanza tra le parti. Bisogna, inoltre, però ricordare che parallelamente alla formazione del nuovo governo, c’è anche questa iniziativa di riconciliazione nazionale, i cui termini che non sono ancora stati chiariti e la cui partecipazione non è ancora stata specificata, ma che potrebbe, in parallelo, cercando di ricostruire un clima di fiducia tra le parti della società e della politica egiziana, per poi favorire una reintromissione delle parti - in particolare la componente islamista - all’interno delle istituzioni di governo.

D. - I militari continueranno ad avere un ruolo preponderante nelle scelte della politica egiziana?

R. - Ci si può aspettare che continuino ad agire nell’ombra. Certamente rimarranno un po’ i portavoce e anche i baluardi di una stabilizzazione del Paese; quindi non è inopportuno aspettarsi ulteriori interventi - naturalmente non di tipo strettamente militare ma anche di interferenze sul governo civile - fino a quando si potrà arrivare ad un nuovo parlamento eletto e ad un nuovo presidente eletto; tutto questo in base alla Road Map che è stata presentata una decina di giorni fa.

Ultimo aggiornamento: 18 luglio







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