25 anni fa l'adozione dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale
Si è celebrata ieri la Giornata della Giustizia penale internazionale a ricordo di
quando, nel 1998, fu adottato lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale
(Cpi), a oggi ratificato da 122 Paesi. Dalla sua nascita la Corte, stabilita a l'Aja,
è chiamata a lottare contro l'impunità dei più gravi crimini internazionali. L'importanza
dell'anniversario nelle parole di Marina Mancini, docente di Diritto internazionale
penale alla Luiss Guido Carli di Roma, intervistata da Francesca Sabatinelli:
R. – L’adozione
dello Statuto ha senza dubbio rappresentato un enorme passo avanti nella giustizia
penale internazionale: la Corte Penale Internazionale è un tribunale internazionale
permanente con giurisdizione su crimini di guerra, crimini contro l’umanità, crimine
di genocidio ed il crimine di aggressione. La Corte non ha però purtroppo giurisdizione
universale, può infatti pronunciarsi solo sui crimini che siano stati commessi sul
territorio di Stati parti o da cittadini di Stati parti, tranne quando vi sia un deferimento
del caso da parte del Consiglio di sicurezza, come è stato in relazione ai crimini
commessi in Darfur e a quelli commessi in Libia.
D. – E’ singolare che però
proprio tre Paesi membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu – parliamo di Stati Uniti,
Russia e Cina – non abbiano aderito...
R. – Per ragioni diverse, questi tre
Stati non sono parti dello Statuto della Corte penale internazionale. Gli Stati Uniti
hanno firmato lo Statuto ma in seguito non lo hanno ratificato. L’amministrazione
Bush ha adottato un atteggiamento di dura opposizione alla Corte penale internazionale
nel timore che i propri militari, impegnati all’estero in missioni internazionali,
potessero essere portati dinanzi alla Corte penale internazionale con accuse pretestuose.
L’atteggiamento degli Stati Uniti è cambiato con l’amministrazione Obama.
D.
– Si assiste anche oggi a gravissime violazioni dei diritti umani: un caso tra tutti,
la Siria. Ma quali sono i limiti della giustizia penale internazionale?
R.
– Molta strada ancora rimane da fare verso una giustizia penale internazionale che
sia effettivamente efficace e universale. Per quanto riguarda la Corte penale internazionale,
un limite grave – come ho già detto – è dato dalla necessità che gli individui sottoposti
alla Corte siano cittadini di Stati parti o abbiano commesso crimini sul territorio
di Stati parti della Corte. Gravissimi crimini sono commessi in Siria: è stato accertato
che sia i ribelli che il regime di Assad si sono resi responsabili di crimini di guerra
e contro l’umanità. Purtroppo, la Siria non è parte dello Statuto e dunque la Corte
potrebbe processare e condannare eventuali responsabili di questi crimini soltanto
se vi fosse un deferimento da parte del Consiglio di sicurezza. Il Consiglio di sicurezza
è diviso sulla questione siriana, tant’è che non è stato possibile nemmeno adottare
sanzioni nei confronti della Siria e dunque attualmente la Corte penale internazionale
non può esercitare la sua giurisdizione sui crimini commessi in Siria.