Il vescovo di Lugano: Chiesa svizzera molto attenta ai problemi dell'immigrazione
La Chiesa in Svizzera ha seguito con grande interesse la recente visita di Papa Francesco
a Lampedusa con i suoi appelli in favore dei profughi. Daniel Ienciu ne ha
parlato con il vescovo di Lugano, mons. Pier Giacomo Grampa, chiedendogli innanzitutto
quale sia l'impegno della Chiesa elvetica per gli immigrati:
R. – La Chiesa
svizzera certamente è attenta ai problemi dei migranti: uno dei suoi uffici più articolati
è quello che si chiama “Migratio”, che si prende cura degli stranieri presenti nel
Paese per lavoro o per richiesta di asilo, garantendo il più possibile a tutte le
diverse etnie anche degli assistenti pastorali, pastorali, presbiteri. Per quanto
riguarda la Chiesa di Lugano posso garantirle che tanto il suo vescovo quanto i presbiteri
e i fedeli sono molto attenti e sensibili ai problemi legati all’immigrazione e hanno
apprezzato moltissimo la scelta fatta da Papa Francesco di compiere il suo primo viaggio
apostolico nell’isola di Lampedusa. Come pure hanno apprezzato con commozione le parole,
i gesti, lo stile semplice, diretto e pastorale del Papa.
D. – In che modo
vengono accolti e aiutati a integrarsi gli immigrati in Svizzera e come opera la Chiesa
di Lugano?
R. – Tra i Paesi europei la Svizzera, possiamo dire, è tra quelli
che meno sentono il contraccolpo della crisi, benché non manchino anche da noi preoccupazioni,
ad esempio per le nuove difficoltà create dalla piazza finanziaria. Ci sono, da noi,
immigrati per ragioni di lavoro, ma non conosciamo il proliferare impressionante che
si vede in Italia: se non c’è un permesso di lavoro, da noi in Svizzera, non si entra
e soprattutto non si rimane. Quindi se c’è, c’è un piccolo gruppo di “sans papiers”,
di immigrati cioè che non hanno ancora regolarizzato la loro posizione. Se non è per
lavoro, ci sono i richiedenti asilo per ragioni politiche: qui la procedura è molto
rigorosa ed è da qui che scappano fuori, ogni tanto, i “sans papiers” e conosce molto
domande respinte, con rimpatri forzati. Nei centri per richiedenti asilo, provvede
lo Stato alla sussistenza: le chiese garantiscono una presenza di assistenza spirituale,
ad esempio nel Centro di accoglienza dei richiedenti asilo di Chiasso è attivo un
mio diacono permanente e una assistente sociale di religione evangelica per garantire
assistenza morale e spirituale a queste persone. Non mancano tensioni con la popolazione
locale, soprattutto per la ricerca di nuovi centri di ospitalità e per la difficoltà
di avere un lavoro retribuito. Una volta ottenuto il permesso di soggiorno non mancano
iniziative per l’integrazione, lo studio delle lingue e anche l’abilitazione al lavoro,
l’apprendistato per il lavoro. Certo non mancano neppure riserve e chiusure verso
gli stranieri: si ripetono a ciclo ormai costante i tentativi per limitarne il numero
attraverso iniziative popolari.