Libia: minoranza berbera boicotta le elezioni per la Costituente
Il Comitato Supremo della minoranza berbera in Libia, ha invitato a boicottare le
elezioni per l'Assemblea che dovrà redigere la nuova Costituzione libica, previste
entro la fine dell'anno. La decisione è dovuta all'insoddisfazione per la legge elettorale
in discussione che non garantirebbe una sufficiente rappresentanza alla loro etnia.
Marco Guerra ha raccolto il parere del responsabile analisti del Centro studi
internazionali, Gabriele Iacovino:
R. – La decisione
della tribù berbera è l’ultimo dei segnali di difficoltà di ricostruzione istituzionale
nel Paese, che vede come il potere centrale sia ancora in netta difficoltà rispetto
ai poteri locali, che trovano nella struttura sociale delle tribù il loro fondamento.
D.
– Finito il conflitto, i riflettori dell’Occidente si sono completamene spenti, ma
il territorio è tutt’altro che pacificato...
R. – Il potere centrale di Tripoli
non riesce a mantenere il controllo di tutto il Paese. L’esercito è in netta difficoltà,
anche perché non si è riusciti a ricostruire una struttura in grado di prendere il
sopravvento rispetto alle milizie che si sono formate durante la guerra e che non
sono state disarmate. La situazione della sicurezza è assolutamente drammatica. Soprattutto
dopo l’operazione francese in Mali, e quindi, dopo la cacciata dal Nord del Mali di
tutta quella costellazione di movimenti che si rifanno ad Al Qaeda, la Libia è rimasta
un luogo dove vi è spazio, da parte di questi gruppi, per reimpostare una nuova strategia
di destabilizzazione dell’area.
D. – Il regime di Gheddafi quindi è stato sostituito
dal potere delle diverse tribù locali e dalle loro milizie, ma il processo di balcanizzazione
del Paese è irreversibile?
R. – Più che un processo di balcanizzazione è, comunque,
una difficoltà oggettiva nel mantenere il Paese unito, che, di fatto, non lo è mai
stato, perché la Libia è sempre stata uno Stato basato sull’unificazione di tre macro
aree, che hanno sempre rappresentato degli interessi diversi e delle strutture sociali
diverse. Fino a quando non si riuscirà a creare una federalizzazione di queste strutture
sociali e di potere, il processo di ricostruzione istituzionale del Paese avrà delle
difficoltà.
D. – Quanto pesa l’instabilità egiziana in tutta la regione del
Medio Oriente?
R. – Le difficoltà di un protagonista nell’area nordafricana
e mediorientale come l’Egitto hanno assolutamente delle ripercussioni. E’ indubbio
questo. La comunità internazionale, comunque, si sta rendendo conto di come la situazione
libica possa destabilizzare non solo l’area prettamente libica, ma tutta l’area nord
africana più della crisi egiziana. Anche all’ultimo G8, gli Stati Uniti hanno chiesto
all’Italia uno sforzo ulteriore per la pacificazione di un Paese che, dopo l’operazione
internazionale della Nato, è stato lasciato in balia degli eventi. La stabilizzazione
della Libia può solo portare benefici per tutta l’area nordafricana.