Irlanda: approvata la legge sull’aborto. La Chiesa: il nascituro è un essere umano
Con 127 voti a favore e 31 contrari e dopo oltre due giorni di intenso dibattito,
la Camera Bassa d’Irlanda ha approvato il “Protection of live during pregnancy bill”,
cioè la nuova legge sull’aborto introducendo di fatto nel Paese l’interruzione volontaria
di gravidanza in caso di pericolo di vita della madre, incluso la minaccia di suicidio
da parte della stessa, che dovrà essere certificata da almeno tre medici. “Una legge
necessaria”, l’ha definita il premier Enda Kenny, ma nel suo partito, il Fine Gael,
è bufera, tanto che ben cinque deputati che hanno votato contro il provvedimento sono
stati espulsi. Ora il testo, con i suoi 165 emendamenti, passerà all’esame della Camera
Alta, dove l’iter dovrebbe essere più rapido, avendo qui il governo una maggioranza
più larga. A scatenare le critiche è l’introduzione della cosiddetta “clausola del
suicidio”, ma sulla normativa pendono dubbi di incostituzionalità, sostenuti anche
dalla Chiesa locale. Nei giorni scorsi, su questi aveva posto l’accento il Primate
d’Irlanda e arcivescovo di Armagh, cardinale Seán Brady, che teme che nel Paese venga
così introdotto un “regime molto più liberale” di quello previsto nella Costituzione,
che vieta espressamente l’aborto. Tornando alle tendenze suicide come causa di pericolo
di vita per la madre, il porporato afferma che “non esiste alcuna prova medica che
dimostri che l’aborto sia la cura più adatta per le future madri con pensieri suicidi”.
Infine il cardinale Brady sottolinea l’assenza, nel testo, di qualsiasi riferimento
all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari coinvolti, fatto che viola un
altro diritto fondamentale garantito dalla Costituzione. Sulla questione, ieri, era
tornato anche il vescovo di Limerick, mons. Brendan Leahy, che in una veglia di preghiera
per la vita organizzata nella cattedrale della città ha ribadito la vicinanza della
Chiesa alle donne che si trovano in difficoltà durante la gravidanza e ha ricordato
come il nascituro non sia “un’estensione della madre, bensì un essere umano con delle
potenzialità, che ci chiede silenziosamente ma profondamente, di essere amato”. (R.B.)