Don Patriciello agli industriali che alimentano i roghi tossici: pentitevi
Inquinare la terra, attentare alla salute delle persone è un peccato grave che grida
vendetta al cospetto di Dio. E’ quanto ha dichiarato il cardinale Crescenzio Sepe,
arcivescovo di Napoli, in occasione della sottoscrizione ieri del protocollo, denominato
“Patto per la terra dei fuochi”, siglato nel capoluogo campano con l’obiettivo di
contrastare il fenomeno dei roghi tossici nelle zone tra le province di Napoli e Caserta.
Su questo patto tra Ministero dell’interno, Regione Campania, prefetture e 80 Comuni,
Amedeo Lomonaco ha intervistato don Maurizio Patriciello, parroco di
Caivano, da sempre impegnato nel denunciare i drammi legati al traffico di rifiuti
tossici:
R. – C’è stata
questa firma di questo protocollo di intesa: sono stati stanziati cinque milioni da
dare ai comuni per incrementare la sorveglianza nelle campagne.
D. – Sul dramma
dei rifiuti che avvelenano sono state dette e scritte anche molte cose inesatte…
R.
– Per troppo tempo, la povera gente è stata ingannata. Tutte le volte che si parlava
di rifiuti, si parlava di rifiuti urbani, “dell’immondizia della nonna” e della differenziata.
Quindi le povere persone, che erano vittime, diventavano anche carnefici perché venivano
accusate di essere maleducate, incivili, ecc. Il problema non è questo. In questi
giorni, nelle campagne di Caivano la polizia forestale sta facendo venire alla luce
tonnellate di rifiuti industriali interrati. E’ stato sequestrato un campo di pomodori,
di ettari e ettari di pomodori, rossi come il fuoco, belli e profumati. Una qualsiasi
mamma al mercato li avrebbe scelti per darli da mangiare ai figli. Ma sono terribilmente
avvelenati.
D. – Quali sono le rotte che seguono i rifiuti industriali, che
poi vengono interrati nelle campagne?
R. – Dal nord arrivano, da anni, rifiuti
industriali delle fabbriche che non vogliono smaltire come si deve. Li vengono a gettare
qui, nelle nostre campagne, con la complicità della camorra, con la complicità di
politici collusi e ignavi che hanno permesso questo scempio.
D. - E i rifiuti
industriali sono anche causa di danni gravissimi, spesso purtroppo irreparabili, per
la salute…
R. - I rifiuti industriali interrati o bruciati si trasformano poi
in malattia e in morte per bambini, giovani, giovani genitori... Nella nostra Campania,
c’è un aumento esponenziale di patologie tumorali che portano alla morte nel giro
di breve tempo.
D. - Don Patriciello, alcune dinamiche legate ai rifiuti industriali
sono note grazie alle rivelazioni di camorristi pentiti…
R. - Solamente tra
i camorristi, noi abbiamo avuto i pentiti in questi anni. Tante cose le abbiamo sapute
perché ce le ha dette Gaetano Vassallo, ce le hanno dette i camorristi pentiti. Ma
tra gli industriali del nord noi non abbiamo ancora pentiti, non abbiamo ancora un
industriale che abbia detto: io ho collaborato a fare questo, io ho collaborato a
uccidere questo popolo. Questo non c’è. Non li abbiamo neanche tra i nostri politici,
che hanno permesso questo scempio per motivi che si possono ben comprendere. Solamente
tra i camorristi abbiamo pentiti. Questo la dice lunga. Ma proprio i camorristi ci
dissero anni fa: noi nemmeno sapevamo che dalle immondizie si potesse ricavare l’oro.
Ci hanno addestrati a questo. Ci hanno informato. Chi li ha informati? Gli industriali
che producevano questi rifiuti. Quando la camorra ha sentito l’odore del denaro facile,
si è gettata a capofitto. Abbiamo la camorra, con politici corrotti, collusi, politici
ignavi, negligenti, pigri, in tutt’altre faccende affaccendati, e industriali criminali.
Perché qua si parla proprio di un crimine contro l’umanità.
D. – L’impegno
sinergico di Chiesa e Stato può contrastare il fenomeno: in questo senso, i parroci
sono un po’ come delle sentinelle in questo martoriato territorio…
R. – Noi
parroci siamo stati i primi ad accorgerci di questa cosa perché non c’era più un funerale
di una persona che non fosse morta per un cancro, per un tumore, per leucemia. Bambine,
bambini, quanti bambini, giovani, giovani sposi. Ricordo che ho fatto il funerale
a un giovane di 28 anni, si chiamava Agostino. Nel mese di novembre sua moglie era
incinta, il bambino è nato nel mese di dicembre. L’ho battezzato poi qualche mese
fa e porta il nome di suo padre Agostino. Allora, come fare ancora a perdere tempo?
Io mi rendo conto che la politica ha i suoi tempi e le sue cose. Siamo stati al Parlamento
europeo, l’altro giorno, siamo stati a Bruxelles, perché l’anno scorso abbiamo fatto
una petizione, abbiamo gridato questo nell’aula di Bruxelles: per favore, per favore,
fate il vostro dovere. La gente, quando sa qualcosa, viene a denunciare a noi le cose.
L’anno scorso fu scovato un campo di cavolfiori avvelenati, si presentavano di colore
giallo. Il contadino che li aveva osservati, venne da me a dire: padre, guardi che
lì c’è qualcosa che non va. Per me, ieri è stato bello vedere questa comunione tra
lo Stato e la Chiesa. Lo Stato ha bisogno della Chiesa. Questa comunione può solamente
aiutare.