Ritrovato decapitato cristiano nel Sinai. Il vescovo di Giza: estremisti recuperino
la ragione
In Egitto resta alta la tensione. Nel Sinai è stato ritrovato decapitato un cristiano
copto rapito nei giorni scorsi da uomini armati. Il cadavere è stato rinvenuto con
mani e piedi legati nella zona di Sheikh Zuwayed. Secondo fonti dei servizi di sicurezza,
l'uomo era stato rapito sabato scorso, lo stesso giorno in cui era stato assassinato
anche un prete copto. Intanto, il neo-premier egiziano, Beblawi, non esclude la presenza
di rappresentanti dei Fratelli musulmani nel nuovo governo. “Se qualcuno, qualificato,
verrà proposto dal Partito della libertà e Giustizia (Plj) - ha detto - potrà essere
considerato”. Mercoledì i Fratelli musulmani hanno ribadito che non intendono partecipare
al nuovo governo per il quale i negoziati sono in corso. Intanto è vigente la Costituzione
temporanea varata per decreto dal presidente ad interim Mansour. E a questo proposito
la Chiesa copta ortodossa ha istituito una commissione di giuristi e politici cristiani
per stendere un memorandum di osservazione critiche. Della decisione di adottare una
Costituzione temporanea e delle prospettive politiche Fausta Speranza ha parlato
con mons.Antonious Aziz Mina, vescovo diGiza:
R. – L’annuncio
non doveva essere fatto in questo modo unilaterale. Il nuovo presidente non doveva
essere annunciato senza sentire nessuna forza politica. Questa è la prima cosa. In
questo modo di agire si ritorna a come eravamo prima. Ora viviamo in un mondo democratico
e bisogna consultare gli altri, prima di emanare qualcosa, soprattutto la Costituzione.
Una legge si cambia facilmente, ma la Costituzione no. Però bisogna poi anche saper
lasciare perdere queste critiche: se il volere che sta dietro è un buon volere, per
costruire, uno può lasciar perdere, cioè se c’è l’intenzione buona di arrivare a mettere
la prima pietra e fare il primo passo verso un certo cammino. Questa Costituzione
non rimane: è una Costituzione per la fase di transizione.
D. – Quali possono
essere le sue raccomandazioni, pensando ad un testo costituzionale che debba rimanere
per il Paese?
R. – Si deve pensare ad uno Stato libero, ad uno Stato moderno,
che abbracci i principi di una vita democratica libera; che ognuno possa trovare in
questo Paese il suo posto in cui vivere e la sua libertà di coscienza di credere nella
religione che vuole e di poter esercitare questa religione come sente di fare. E poi
la libertà di opinione e una vita degna per ciascuno. Sono i diritti di tutti gli
uomini e non soltanto del cristiano, del copto: sono i diritti di ogni egiziano sulla
terra in cui vuole e deve vivere.
D. – In questi giorni la stampa internazionale
ha parlato prima di colpo di Stato, poi di recupero del senso profondo della rivoluzione.
Di fatto è una fase di transizione e chiaramente abbastanza difficile per l’Egitto.
Lei come definisce quello che sta accadendo?
R. – Non può essere un colpo di
Stato, perché il colpo di Stato è una rivoluzione o un piano dell’esercito per colpire
il sistema vigente e prendere il suo posto. Questo non è accaduto, perché il popolo,
il 25 gennaio 2011, è sceso in piazza per chiedere una vita libera e un Paese moderno.
Non è stato esaudito, però. Gli islamisti si sono appropriati della rivoluzione, impossessandosi
di tutto e mettendo i loro uomini ovunque. La democrazia per loro è stata una scala
per arrivare al governo, ma poi hanno buttato questa scala. Dicevano che sarebbe rimasta
per sempre, ma facevano altro. E noi abbiamo visto: nessuna promessa è stata mantenuta.
Nella stessa settimana in cui il presidente Morsi ha giurato sulla Costituzione, ha
compiuto il primo atto contro la Costituzione. Subito, dopo neanche una settimana!
D.
– Quindi, adesso, c’è stato un recupero del percorso che l’Egitto stava facendo. In
questo percorso, adesso, la tappa di formare un governo di coalizione è molto importante.
Che dire dei negoziati di questi giorni?
R. – Io li vedo bene, perché vedo
che tutti vogliono cooperare tranne i Fratelli Musulmani. Anche i salafiti cooperano,
perché vedono che non c’è altra via se non cooperare. Tutti quelli che vivono in terra
d’Egitto devono ascoltarsi l’un l’altro, per poter andare avanti.
D. – A questo
proposito, che ci dice del sentire della gente intorno a lei?
R. – Adesso almeno
sono calmi, sono tranquilli, pregano e sperano che possano ritrovare la ragione quelli
che non vogliono vie di pace, che non ragionano più. Non so. E’ gente che ha subito
un lavaggio del cervello completo. Noi vogliamo che questa gente possa vedere la realtà,
possa sapere cosa succede e possa meditare sugli eventi degli ultimi anni e sapere
che non si può vivere così rischiando violenze.