Negoziati per il governo in Egitto mentre nel Sinai è alta tensione
Il neo-premier egiziano,Hazem Beblawi, non esclude la presenza di rappresentanti dei
Fratelli musulmani nel nuovo governo. “Se qualcuno verrà proposto dal Partito della
libertà e Giustizia (Plj), braccio politico dei Fratelli musulmani, e se quella persona
è qualificata per l'incarico – ha detto il premier - potrà essere considerata”. Ieri
i Fratelli musulmani hanno ribadito che non intendono partecipare al governo. Nella
penisola del Sinai la tensione è altissima. Ieri uomini armati hanno aperto il fuoco
contro l'auto di un alto responsabile militare, che è uscito indenne dall'attacco.
intanto gli Stati Uniti ribadiscono l'impegno a difendere le loro relazioni con l'Egitto,
ma Obama chiede una revisione del programma di aiuti al governo del Cairo. Da Il Cairo
Giuseppe Acconcia:
Il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di rivedere il programma di aiuti al governo
egiziano, senza però sospendere la prevista consegna di jet F16. Mentre in Egitto,
il presidente ad interim Adli Mansour ha nominato il nuovo procuratore generale, Hesham
Barakat e ha rassicurato i media che d’ora in poi non sarà previsto il carcere per
i giornalisti nel codice civile egiziano. D’altra parte, è stato spiccato un mandato
d’arresto nei confronti della guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohammed Badie
e di alti dirigenti del movimento islamista, Essam el-Arian e Mohammed el-Beltagui.
Mentre sale la tensione nel Sinai. Uomini armati hanno aperto il fuoco ieri contro
l'auto di un alto responsabile militare, che è uscito indenne dall'attacco. Dal canto
loro, i Fratelli musulmani si dicono estranei alle violenze nella regione. Infine,
resta bloccato da 18 giorni consecutivi ad Alessandria il convoglio diretto a Gaza
della ong genovese "Music for Peace".
Sulla delicata fase che si vive in questi
giorni in Egitto, Fausta Speranza ha parlato con Francesca Maria Corrao,
ordinario di Lingua e Cultura Araba all'Università Luiss di Roma:
R. - Credo che
ci sia una forte determinazione da parte del popolo egiziano che sta sostenendo con
continue manifestazioni pacifiche quello che i responsabili della politica e delle
istituzioni stanno cercando di traghettare, ovvero un buon governo; poi c’è la garanzia
che i militari siano in qualche modo controllati dalla piazza, perché la piazza continua
a richiedere conferma della decisione presa già nel 2011 di avere una Costituzione
e di rispettarla. Soprattutto, questa grande protesta contro Morsi e la sua politica
è perché i Fratelli musulmani sono stati pesantemente coinvolti nell’utilizzo illecito
di fondi pubblici e purtroppo in alcune stragi che sono state fatte. C’è un’importante
dichiarazione da parte di 66 organizzazioni di diritti umani che denuncia processi
ingiusti perpetrati in quest’ultimo anno dal governo Morsi.
D. - C’è da pensare
ad un governo senza la Fratellanza musulmana e con un accordo tra le varie opposizioni…
R.
- Credo che sia evidente che le opposizioni stiano lavorando molto bene insieme. Si
evince dall’incarico dato a Beblawi che stanno andando incontro alle varie richieste:
si era pensato ad un altro ex ministro delle Finanze, ma c’era stato il no da parte
del partito Nour - quello dei salafiti - quindi si è lasciata cadere questa candidatura.
Si sono invece incontrati favorevolmente sulla nomina di Beblawi. Sicuramente ci sono
delle difficoltà ma c’è certamente una volontà di portare fuori il Paese dalla crisi
economica e quindi di raggiungere una stabilità: avverto un senso di responsabilità
e presa di coscienza molto importante da parte dell’opposizione. Questo è da tenere
presente. L’Egitto ha fatto un passo decisivo nel 2011 e ha dimostrato di non volere
tornare indietro: le manifestazioni da parte dell’opposizione al governo Morsi sono
pacifiche, sono di massa e non è un colpo di Stato militare.
D. - Quanto è
delicata questa fase? Ce ne stiamo rendendo già conto ma forse non abbastanza…
R.
- E’ molto delicata: sappiamo che sul Sinai ci sono scontri - come già c’erano stati
- perché da lì arrivano armi da Hamas, Hezbollah, ed ovviamente quello è un punto
debole. Il Paese è però sicuramente deciso su una linea. Si può pensare di vedere
soluzioni pacifiche se le potenze occidentali ed anche alcuni Stati arabi influenti
si muovono in direzione di una soluzione pacifica, e se non danno spazio alle intemperanze
di certi Fratelli musulmani: certi, perché poi non sono tutti così. Ricordo che Al-Qaradawi
- che era il portavoce di Al Jazeera e dei Fratelli musulmani - che ha espresso le
sue convinzioni molto conservatrici - è stato contestato dal figlio: Al-Qaradawi ha
fatto una Fatwa in cui chiede che Morsi sia reintegrato, nel rispetto della Sharia.
Vogliamo fare diventare la Sharia sacra? Fondamento della Costituzione in Egitto?
C’è un’ambiguità che lo stesso figlio di Al-Qaradawi, in una lettera rispettosissima
nei confronti del genitore, diceva di voler chiarire: chiedeva di distinguere tra
quella che è l’opera dei giurisperiti di legge islamica e quella che è l’opera del
legislatore costituzionale, che deve implementare leggi moderne seguendo le esigenze
dell’economia e della società contemporanea.