Siria: si cerca la tregua per il Ramadan, violenze in Libano
In Siria, l’opposizione ha accettato l’invito dell’Onu per una tregua durante il Ramadan,
che inizia oggi. Gli insorti ieri sono stati accusati dalla Russia di aver fatto uso
di armi chimiche. Intanto il conflitto siriano ancora una volta contagia il Libano.
Marina Calculli:
Un attentato
a Bir Al-Abed, nel cuore della periferia sciita di Beirut controllata da Hezbollah
non è certo il modo migliore per cominciare il Ramadan. E’ un messaggio forte e chiaro
per il partito di Dio che va a sommarsi ad una serie di attacchi sul territorio libanese,
intensificatisi dopo che Hezbollah ha partecipato in prima linea alla battaglia di
Qusayr in Siria per dar sostegno al regime di Assad. Mentre il conflitto in Siria
come il Libano assume sempre più il tono di uno scontro tra sunniti e sciiti, il premier
Salam ha parlato di un attacco esterno per destabilizzare il Libano. In Siria si riapre
il dossieri armi chimiche. L'ambasciatore siriano all'Onu Bashar Ja'afari invita a
Damasco gli ispettori per un colloquio con il ministro degli Esteri. Asad, grazie
ad una inchiesta condotta dall’alleato russo, sarebbe in grado di provare che nell’attacco
ad Aleppo il 19 marzo scorso i ribelli avrebbero usato gas sarin. Intanto la ministra
israeliana della Giustizia Livni è a Mosca per tentare di convincere il governo russo
a non inviare gli S-300 a Damasco, come previsto da un vecchio contratto tra i due
paesi. Sul terreno continua invece l’assedio di Homs.
Ma che fase sta attraversando
il conflitto siriano? Marco Guerra lo ha chiesto a Massimiliano Trentin,
docente di Storia mediorientale presso l’Università di Bologna:
R. – Il conflitto
siriano sta attraversando una nuova fase, che è iniziata – più o meno – un mese fa.
Il regime è passato alla controffensiva e grazie alla conquista della città chiave
di Al-Qusayr è riuscito a dare un brutto colpo alle forze militari dell’opposizione
e adesso si sta muovendo per consolidare tutta la zona a nord di Hama e Homs, in vista
poi di quella che sarà la grande battaglia della città di Aleppo, perché l’obiettivo
poi è la riconquista – dal punto di vista del regime – di Aleppo. Le opposizioni si
trovano un attimo in difficoltà per tensioni interne agli stessi gruppi armati con
i gruppi islamisti, che adesso si trovano di fronte ad un’opposizione da parte degli
stessi cittadini siriani che si trovano nelle zone controllate dalle forze ribelli.
Qui abbiamo testimonianza dell’insofferenza da parte dell’opposizione civile siriana
alla dura disciplina e precetti molto ideologici, di cui si fanno portatori questi
gruppi armati islamisti.
D. – Il fallimento dell’islam politico in Egitto
ha avuto ripercussioni su questa opposizione già divisa?
R. – Sicuramente non
fa il gioco delle forze di opposizione più legate all’islam politico anche in Siria.
Una delle colonne portanti dell’opposizione siriana all’estero sono appunto i Fratelli
musulmani. E’ inevitabile che vi siano delle ripercussioni circa la propria capacità,
credibilità, legittimità anche nel campo siriano. Si aggiunge anche che il cambio
di leadership nel piccolo ma influente Emirato del Qatar – a favore del più giovane
erede regnante – potrebbe portare a una maggiore cautela da parte del Qatar nelle
iniziative e nell’esposizione anche diplomatica, ma anche militare, a favore di questi
gruppi islamisti armati e non.
D. – I sauditi sono pronti ad offrire armi
più sofisticate e la Russia continua ad appoggiare Assad; sul fronte internazionale,
considerando gli Stati Uniti, tutto sembra uguale….
R. – Tutto sembra immutato.
Però quello che è successo in Turchia, quello che sta succedendo in Qatar, quello
che sta succedendo anche in Egitto, combinato con i rapporti di forza militari sul
campo, potrebbero portare ad una rivalutazione - anche nei prossimi mesi – della situazione,
che può andare o verso una escalation ancora maggiore dal punto di vista militare,
a fronte essenzialmente - secondo me – delle offensive del regime; oppure all’apertura,
in maniera molto più convinta, di una fase negoziale.