Anno giubilare camilliano. Padre Chendi: “L’eredità di San Camillo è quella del Buon
Samaritano”
Al via i festeggiamenti per il 400.mo anniversario della morte di San Camillo de Lellis,
patrono universale dei malati e di chi si occupa di loro, in vista del 14 luglio prossimo
in cui si aprirà ufficialmente l’Anno giubilare camilliano. Ieri solenne triduo di
preghiera al Santuario di Bucchianico, in provincia di Chieti, paese d’origine del
Santo; nei giorni scorsi, nella chiesa di Santa Maddalena in Campo Marzio a Roma,
è stata inaugurata l’urna monumentale che ne ospiterà le spoglie. Al microfono di
Roberta Barbi, il padre camilliano Augusto Chendi, sottosegretario del
Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, racconta come ci si prepara all’evento:
R. – Con uno
spirito molto gioioso, perché la nascita al cielo del proprio fondatore è motivo di
gioia per tutta la Chiesa, ma in modo particolare per coloro che ancora oggi ne seguono
il carisma. Abbiamo da poco celebrato con un forte impegno il Capitolo generale e
quindi è motivo anche di un rinnovato impegno nel vedere nella figura di San Camillo
colui che ci guida e ci dà una testimonianza da reinterpretare ancora oggi a servizio
degli infermi e al tempo stesso anche al servizio di coloro che si prendono cura dei
malati, cioè di tutti coloro che vivono all’interno dell’ospedale sul territorio e
anche coloro che con il volontariato seguono le persone ammalate a casa.
D.
- Gli ordini camilliani derivano, appunto, dalla spiritualità del Santo. Qual è la
loro missione?
R. - La missione dell’ordine dei Chierici Regolari ministri
degli infermi - meglio conosciuti come Camilliani - è quello di rendere visibile oggi
la tenerezza della misericordia di Cristo per coloro che sono afflitti da sofferenza,
angustie e solitudine; al tempo stesso avere per gli operatori sanitari un “cuore
di madre” in questa opera di carità.
D. - Qual è l’attualità del carisma di
San Camillo?
R. - L’attualità l’abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni,
nel senso che vediamo persone lacerate non soltanto nel fisico ma anche nel cuore,
nei sentimenti, nella coscienza. Dobbiamo prenderci cura di queste persone in modo
globale - una parola ormai consueta - una visione olistica della persona che comporta
un’assistenza complessiva, umana, spirituale, morale, fisica, della persona ammalata.
Al tempo stesso trovare anche dei modi perché il malato, in qualunque manifestazione
esso si presenti, sia sempre al centro delle attenzioni del mondo sanitario e anche
del mondo politico, senza emarginazioni e senza compromessi soprattutto dal punto
di vista economico, finanziario.
D. - San Camillo che eredità lascia agli uomini
di oggi?
R. - Lascia l’eredità del Vangelo, ovvero, del buon samaritano che
ancora oggi - con coerenza, professionalità, con tanto amore e disponibilità - sa
chinarsi sul prossimo sofferente, abbandonato e solo. Questa è la sua grande eredità.