Prossimo incontro governo-Osservatorio famiglie. Il Forum: speriamo ci ascoltino
La spesa delle famiglie nel primo trimestre del 2013 è diminuita dello 0,1% rispetto
al trimestre precedente. Il reddito disponibile è aumentato nello stesso periodo dello
0,8%, ma è diminuito dello 0,4% nel confronto con il primo trimestre del 2012. A rivelarlo
è l’Istat. Al di là però di queste piccole variazioni, il dato certo è che i nuclei
familiari in Italia stanno pagando pesantemente le conseguenze della crisi. Al centro
dei piani per la crescita i temi del lavoro e delle imprese, molto meno quello della
famiglia. Perché? Adriana Masotti lo ha chiesto a Roberto Bolsonaro,
vicepresidente del Forum delle Associazioni Familiari:
R. – Perché
non si parla più di famiglie, ma si parla di lavoro, si parla di altre cose? Perché
in fin dei conti, l’ammortizzatore sociale principe, al di là di quello che può essere
la cassa integrazione o cose del genere, è la famiglia. Questo 40% di giovani che
non trova lavoro, dove vive e con che soldi vive? Con i soldi della famiglia. Allora,
nessuno vuole investire sulla famiglia perché, tanto, la famiglia si sta svenando
da sola e quindi risorse le dà lo stesso. E’ un ammortizzatore sociale naturale, quindi
c’è già, lasciamolo lì, pensiamo ad altro. Sono sempre più convinto che non solo le
famiglie prima o poi non ce la faranno più e a allora lì subentrerà davvero la vera
crisi. Ma soprattutto i prossimi interventi del governo saranno ancora peggiori, perché
non dimentichiamoci che al di là dell’Imu - che si vedrà come andrà a finire - al
di là di altre cose, c’è la Tares che andrà a pesare sulla famiglia. Ci sarà di sicuro
una revisione dell’Isee che andrà a gravare pesantemente sulla famiglia. Parliamo
di 1.000 euro all’anno per nucleo. Dunque, si prendono risorse da questo contenitore
che si chiama famiglia e ci si preoccupa di altro. Il contenitore c’è, i soldi li
prendiamo. Quando si toccherà il fondo, allora si vedrà.
D. - Quindi, la famiglia
è vista come "salvadanaio" per lo Stato…
R. – Sì, la famiglia è il salvadanaio
per lo Stato. Mettiamo soldi nel salvadanaio? No. Intanto prendiamoli, poi si vedrà.
Questo è il ragionamento.
D. - Il Consiglio dei ministri dovrebbe assegnare
entro un paio di settimane la delega per le politiche familiari. Questo che speranze
può dare?
R. – Sono stato convocato per il 15 di luglio dall’Osservatorio nazionale
per la famiglia del quale faccio parte. Lì vedremo cosa dicono. Sembra che la delega
ce l’abbia Letta, per adesso. Speriamo di riuscire a far sentire la nostra voce perché
nasca qualcosa di positivo.
D. – Un piccolo segnale di attenzione alle famiglie
è arrivato con un aumento delle detrazioni per i figli a carico. Ora, però, si parla
di cuneo fiscale, di ridurre il cuneo fiscale, e il Forum chiede al governo di dare
un ulteriore segnale, quale?
R. - L’aumento delle detrazioni per figli a carico,
che è stato fatto con l’ultima manovra finanziaria, è stato suggerito al parlamento
da parte del Forum delle Associazioni Familiari, come primo passo verso l’applicazione
del fattore famiglia nella fiscalità generale. Noi chiediamo al governo un secondo
passo. Ciò significa pensare di mettere sul piano di lavoro non un intervento sporadico
valido, solo per quest’anno, ma un programma a medio termine che porti a regime, fra
tre, quattro, cinque anni una fiscalità corretta e soprattutto che sia equa e rispetti
i principi costituzionali della capacità contributiva. Tra l’altro, infatti, rimettendo
un po’ di soldi in tasca alle famiglie, diamo loro più capacità di spesa con un beneficio
generale per tutti.
D. - In poche parole, che cosa c’entra la riduzione del
cuneo fiscale con il benessere delle famiglie?
R. – La riduzione del cuneo
fiscale si fa in due modi: defiscalizzando o riducendo la fiscalità delle aziende
e al contempo riducendo la fiscalità del salario. In questo modo, l’azienda stessa
può pagare meno il lavoratore. Però, quest’ultimo non può perdere in busta paga. Allora,
se noi facciamo una fiscalità distribuita equamente, tenendo conto di cosa c’è alle
spalle del lavoratore, quindi del suo carico familiare, facciamo un’operazione di
riduzione della fiscalità del lavoratore che può essere distribuita in un certo modo.
Globalmente, il datore di lavoro può dare qualcosa in meno nel reddito lordo al dipendente,
ma il dipendente non ci rimette e ci può anche guadagnare qualcosa di più. Questo
guadagno, che viene tolto dalla fiscalità del lavoro dipendente, in questo caso, deve
essere fatto e distribuito in maniera giusta e corretta. Faccio un esempio: se un
operaio, un dipendente pubblico, un dipendente privato, a fine anno si trova con 300-400
euro in meno di tasse da pagare, se vive da solo con quei 400 euro, si fa un super
cenone a Capodanno. Se invece uno ha a che fare con tre, quattro persone a carico,
con quei 400 euro, a malapena, si compra i pannolini e le cose che servono per mandare
avanti i propri figli. Questa è la differenza. Allora se riusciamo a fare qualcosa
che si moduli in maniera più corretta, anche a livello fiscale, facciamo un’operazione,
prima di tutto di pulizia e di equità e poi andiamo a collaborare alla revisione del
cuneo fiscale, che è comunque positivo per l’economia.