2013-07-09 11:21:19

Lampedusa. Acnur: grande gesto del Papa, ha reso visibili i più miseri


Ancora viva l’emozione per la visita di Papa Francesco a Lampedusa. Un viaggio che ha portato in primo piano il drammatico tema dell’immigrazione. Il Pontefice con le sue parole ha voluto dare dignità a chi fugge da guerre, persecuzione e fame, sottolineando i loro diritti e la necessità di agire per far sì che non avvengano più le tragedie simili. Dell’importanza di questa visita, Fabio Colagrande ha parlato con Laurens Jolles, rappresentante dell’Agenzia dell’Onu per i Rifugiati per l’Europa Meridionale:RealAudioMP3

R. – Per noi, è una visita molto importante, perché chi più del Papa riesce a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi riguardanti i migranti e anche tentare di incoraggiare una maggiore tolleranza e una migliore accoglienza? E’ un grande gesto. E’ un grande gesto simbolico, il fatto che abbia scelto Lampedusa, questa piccola isola, per il primo viaggio fuori da Roma. E credo sia stato un gesto apprezzato da tante persone. Ho apprezzato anche tantissimo quello che ha detto. Credo che possiamo tutti, nel nostro piccolo, guardare già a quello che possiamo fare e a come possiamo contribuire a migliorare un poco la situazione, lasciando poi ai politici e alla comunità internazionale il compito di vedere in che modo si possano risolvere le ragioni per cui la gente debba partire: le violenze, la persecuzione e le guerre. Mi sono anche piaciuti molto gli striscioni. Uno era: “Benvenuto tra gli ultimi!” Ecco, questo per me sintetizza tutto il senso della visita. Il Santo Padre ha voluto andare a trascorrere e a stare in preghiera insieme alle persone che in effetti sono gli ultimi.

D. – Il Papa è stato esplicito, ha detto tra l’altro: “Domandiamo al Signore quella grazia di piangere sulla nostra crudeltà, sulla crudeltà di coloro che nell’anonimato prendono decisioni socioeconomiche che aprono la strada a drammi come questo”. Sarebbe lungo dire quali sono queste decisioni socioeconomiche, come le possiamo sintetizzare?

R. – Possono essere varie cose. Prima di tutto, c’è sempre una responsabilità dei governi, delle autorità locali, dei Paesi da cui la gente fugge, che non riescono a dare la protezione o a creare condizioni che possano dare la sicurezza necessaria, che noi tutti conosciamo nei nostri Paesi. Un altro esempio potrebbe essere quello degli sfruttatori, dei trafficanti, della gente che riesce a sfruttare la miseria, la paura di questi migranti, che sono costretti a partire. Credo si riferisse ad alcune di queste situazioni, ma ce ne possono anche essere altre.

D. - Il Papa ha pregato poi per la conversione del cuore di quanti generano odio, guerra e povertà, sfruttano i fratelli, fanno indegno commercio delle loro fragilità. Il traffico di esseri umani è dunque un tema che si connette in maniera molto forte quando parliamo di immigrazioni nel Canale di Sicilia?

R. – Assolutamente. Non bisogna però scordare che spesso questa per molti è l’unica maniera per uscire, purtroppo. Non esistono ancora... Se si riesce a rompere, a smettere, a troncare un canale se ne troverà un altro. La cosa cui bisogna pensare è che queste persone spesso si vedono costrette a utilizzare questi canali che sono molto, molto pericolosi, pur di uscire da una situazione che spesso è ancora più pericolosa.

D. – Il suo auspicio che questo gesto del Papa possa davvero dare dei frutti...

R. – Io vorrei riferirmi ad una delle osservazioni che ha fatto il Santo Padre. Se non mi sbaglio, ha detto di avere il coraggio di accogliere chi cerca una vita migliore. Questo la dice tutta: avere il coraggio di accogliere chi deve essere accolto.

Ultimo aggiornamento: 10 luglio







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